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Conferenza Tibet
Partito Radicale Massimo - 6 luglio 1999
TAIWAN/CORSERA/INTERVISTA PRIMO MINISTRO

Riunificazione delle due Cine: parla Vincent Siew, premier di Taipei

"Taiwan non farà la fine di Hong Kong. Democrazia a Pechino, poi tratteremo"

DAL NOSTRO INVIATO (Marco Del Corona)

TAIPEI - Due anni insieme. La Cina festeggia, a Hong Kong si fanno i conti su quanto l'autonomia dell'ex colonia britannica passata a Pechino il 1º luglio '97 si stia erodendo, nonostante le promesse. Il 20 dicembre a tornare cinese sarà Macao, ora portoghese. Resterà, infine, la "terza priorità" di Pechino: Taiwan, la "Repubblica di Cina". Che per la Repubblica Popolare è solo una provincia ribelle governata dagli eredi di Chiang Kai-Shek, il nazionalista sconfitto da Mao nel 1949.

La riunificazione resta un tema forte sulle due sponde dello Stretto di Taiwan. Ma l'80% dei taiwanesi vuole lo status quo, dice Lo Chih-Cheng, docente universitario e direttore dei programmi dell'Istituto per la ricerca politica nazionale: "Con la riunificazione diventeremmo una provincia come altre, senza potere contrattuale. Pechino non ha fissato scadenze, ma potrebbe deciderle. E mentre per ora non potrebbe prenderci con la forza, secondo fonti Usa nel 2005 l'equilibrio di forze tra noi e Pechino passerà a vantaggio del governo comunista...". Ogni fremito "indipendentista" irrita Pechino. Chen Shui-Bian, già sindaco di Taipei, aveva fatto dell'indipendenza la sua bandiera. Ora, candidato alle presidenziali del 2000 per il Partito democratico progressista (opposizione), è più cauto: "Taiwan è già un Paese sovrano e indipendente. Qualsiasi cambiamento va approvato dal popolo. Vogliamo la sicurezza nazionale, il mantenimento della sovranità, il miglioramento delle condizioni di vita della gente. Non bisogn

a avere paura di trattare con la "Cina continentale""

Vincent Siew, lei è primo ministro della Repubblica di Cina (Roc): il caso di Hong Kong, con la Cina comunista che assicura di rispettarne il sistema democratico, viene considerato cruciale per comprendere l'atteggiamento di Pechino verso Taiwan. Condivide questa lettura?

"La formula "un Paese, due sistemi", applicata da Pechino a Hong Kong, non può valere per Taiwan. Troppe differenze tra noi e l'ex colonia: assurda l'applicazione della formula a Taiwan. Per quattro ragioni. Uno: la Roc è un Paese sovrano e indipendente, mentre Hong Kong era una colonia. Due: abbiamo diplomazia e forza militare, Hong Kong no. Tre: siamo una democrazia in cui il popolo potrà scegliere il suo futuro, Hong Kong no. Infine, non ci sono scadenze per la riunificazione di Taiwan e della Cina continentale, mentre il passaggio di Hong Kong era deciso dalla storia".

Ma Pechino insiste nel proporre a Taiwan un'unificazione con la formula "un Paese, due sistemi".

"Impossibile. Perché trascinerebbe la Repubblica di Cina sotto il giogo comunista: la formula coniata da Deng Xiaoping non può garantirci per sempre l'attuale democrazia e prosperità, ci riporterebbe indietro di 30 anni. Noi concepiamo l'unificazione solo sotto un sistema democratico".

Il primo ministro della Repubblica Popolare, Zhu Rongji, è al lavoro da oltre un anno. Come giudica il suo operato?

"Non voglio commentare casi individuali. Ma le riforme avviate sulla Cina continentale in campo istituzionale, finanziario e sul fronte delle aziende di Stato hanno fallito gli obiettivi. Noi desideriamo una Cina continentale stabile, in via di democratizzazione e modernizzazione".

La Repubblica Popolare è attraversata da proteste originate da difficoltà economiche, corruzione, disoccupazione.

"Prendiamo atto delle conquiste economiche della Cina continentale negli utimi vent'anni. Eppure non è stato fatto nessun progresso in campo democratico: ecco allora i disordini sociali... L'instabilità laggiù avrà ripercussioni non solo nei Paesi e nelle regioni vicine, ma su scala globale. Noi stessi abbiamo sperimentato problemi sociali e politici come risultato di un rapido sviluppo economico e ora possiamo costituire un esempio di democrazia per gli altri, il "modello Taiwan". Ripeto: il nodo sono le riforme democratiche".

Taipei è interessata al sistema di difesa missilistico (Tmd) che dovrebbe coinvolgere l'area e al quale stanno lavorando gli Usa. Pechino ha risposto aumentando i missili sulle coste...

"La sicurezza dell'Asia e del Pacifico è legata allo sviluppo di Taiwan. Non vogliamo una corsa agli armamenti, che assorbirebbe risorse e metterebbe a rischio gli interessi nazionali. Tuttavia la Cina continentale rifiuta di rinunciare alla forza e continua a espandere la sua capacità militare. Una minaccia per la regione. E essenziale per noi essere in grado di difenderci e quindi ci riserviamo il diritto di decidere se aderire al Tmd. Intanto, però, continuiamo a promuovere le relazioni tra i due lati dello Stretto. Ma la risposta di Pechino dev'essere positiva".

 
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