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Partito Radicale Massimo - 16 luglio 1999
CINA/LA STAMPA/BOMBA AL NEUTRONE

(La Stampa, quotidiano, Italia, 16 luglio)

Sale la tensione tra Pechino e Taiwan: useremo la forza se proclama l'indipendenza. La Cina: abbiamo la bomba ai neutroni. "Mai rubata agli Usa, la costruiamo da 11 anni"

PECHINO. Aprendo un nuovo capitolo nella polemica con gli Stati Uniti sulle presunte attività di spionaggio che le avrebbero permesso di impadronirsi dei segreti della più sofisticata tecnologia militare Usa, la Cina ha rivendicato la piena capacità di sviluppare e produrre in proprio la bomba al neutrone: come dire che i suoi ricercatori sono bravi abbastanza da risparmiarle la necessità di rubare le cognizioni altrui. In realtà è noto da tempo a livello di comunità scientifica internazionale che Pechino fece detonare la prima bomba al neutrone già undici anni fa; al riguardo, tuttavia, non ci sono mai stati annunci ufficiali. Ora la Cina ha ammesso che riuscì già in quegli anni a dominare prima la tecnologia per gli ordigni neutronici (in grado di distruggere la vita senza danni alle cose) e poi quella per la miniaturizzazione degli armamenti nucleari.

In una conferenza stampa il capo portavoce del governo di Pechino, Zhao Qizheng, ha spiegato quanto "logico e naturale" fosse che il suo Paese, dopo aver padroneggiato le tecniche di produzione delle bomba atomica e di quella all'idrogeno, riuscisse a sviluppare anche testate al neutrone "solo con i propri sforzi" e, anzi, "nell'arco di un breve periodo di tempo". La Cina, ha proseguito Zhao, a causa della corsa agli armamenti scatenata dagli Usa e dall'ex Urss durante la Guerra Fredda "non aveva altra scelta" che fare da sè nello stesso campo, dotandosi delle tecnologie per "realizzare bombe al neutrone" e per "la miniaturizzazione di armi nucleari". Quanto al rapporto americano, il portavoce lo ha liquidato come "completamente assurdo".

Alla tensione con l'America, in questi giorni si deve aggiungere quella con Taipei, i cui dirigenti sono stati bersagliati di accuse da Pechino dopo avere rivendicato uno speciale status "interstatale", mentre la Repubblica popolare si considera l'unico governo legittimo del paese e attribuisce all'isola al massimo la veste di "entità politica". La guerra verbale tra le due parti è giunta all'apogeo con una dichiarazione in cui il ministro cinese della difesa Chi Haotian ha adombrato la minaccia di un intervento militare per evitare che l'isola proclami l'indipendenza. In un editoriale apparso sul "Quotidiano dell'esercito di liberazione" si afferma che le forze armate sono pronte a difendere ogni palmo del suolo cinese. Taiwan ha reagito aumentando lo stato di allarme delle sue truppe sull'isola di Quemoy, a un paio di chilometri dal continente. Gli Usa hanno ammonito Pechino contro il ricorrere alla violenza, altrimenti - ha detto il portavoce James Rubin - "verrà considerato da noi una minaccia alla pace

e alla sicurezza del Pacifico".

 
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