Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
lun 30 giu. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Tibet
Partito Radicale Massimo - 21 luglio 1999
TAIWAN-CINA/CORSERA/MADIATORI

(Corriere della Sera, quotidiano, Italia, 21 luglio 1999)

LA CRISI

Due mediatori Usa per allentare la nuova tensione tra Cina e Taiwan

Ci provano gli Stati Uniti. Di fronte al permanere della tensione tra la Cina e Taiwan, Washington manderà inviati a Pechino e a Taipei per contribuire a contenere gli effetti di una crisi preoccupante, esplosa ormai una decina di giorni fa dopo che l'isola ha deciso di impostare il rapporto con la Repubblica Popolare come una relazione "tra Stati". Prima dell'annuncio, il presidente americano Bill Clinton aveva parlato della telefonata avuta domenica con il suo omologo cinese Jiang Zemin: "Ho ribadito che noi non cambiamo linea politica", vale a dire che "esiste una sola Cina con due entità". Formula che dal 1949 ha regolato le relazioni tra Pechino e Taipei. Era quello che Jiang voleva sentirsi dire. La Cina comunista, infatti, teme che Taiwan l'"isola ribelle" stia avviandosi verso una forma velata di indipendenza. Per Clinton va ripristinato un "dialogo pacifico". Il segretario di Stato, Madeleine Albright, ha affermato che ne parlerà con il collega cinese Tang Jiaxuan.

L'attivismo americano ha fatto seguito alle dichiarazioni di lunedì del segretario generale dell'Onu, che aveva espresso preoccupazione per il deteriorarsi della situazione nello Stretto di Taiwan e invitato le parti a parlarsi. Anche l'Europa, ora si fa sentire, riproponendo la linea americana: "Esiste una sola Cina", ha dichiarato la presidenza di turno finlandese, auspicando una soluzione negoziale alla crisi. Dello stesso tenore le dichiarazioni di Mosca.

A Taipei, il presidente Lee Teng-Hui ha rilanciato le sue dichiarazione e cercato di raffreddare la tensione. Ha insistito nel sostenere la fine della politica dell'"una sola Cina" e la relazione "tra Stati sovrani" ma ha anche ripetuto di non aver voluto affatto "dichiarare l'indipendenza". In tv, il presidente ha precisato che la sua posizione prende atto di una situazione di fatto, cioè che esistono due entità assolutamente separate: "Al momento attuale, non esiste una sola Cina. Non sarà possibile che dopo una riunificazione democratica". La puntualizzazione è tesa a rassicurare Pechino: l'obiettivo di una riunificazione nazionale è formalmente indicata tra gli obiettivi sia della Repubblica Popolare sia della Repubblica di Cina. L'intenzione di Taipei è "solo di avviare un dialogo su base paritaria con le autorità comuniste". E la Borsa di Taiwan, che aveva subito un durissimo colpo durante la prima settimana di crisi, ieri ha guadagnato il 5,7%, anche grazie a un intervento pubblico. Rialzi anche nelle

altre piazze asiatiche.

Dalla Cina continuano a giungere notizie di esercitazioni militari, rilanciate dai media di Hong Kong. Pechino, pur smentendo la massima allerta delle truppe nelle province costiere prospicienti Taiwan, non ha attenuato il tono di condanna della svolta politica di Taipei: "Un passo molto pericoloso". Secondo un sondaggio del quotidiano China Daily l'87% dei cinesi appoggerebbe un intervento militare contro Taiwan se questa dichiarasse l'indipendenza.

R.E.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail