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Conferenza Tibet
Partito Radicale Massimo - 10 agosto 1999
CINA/HONG KONG/LA REPUBBLICA/LIBERTA'

(La Repubblica, quotidiano, Italia, 10 agosto 1999)

Hong Kong ha paura. "Un attacco alla libertà" Nell'ex colonia britannica si teme un'intensificazione della repressione religiosa

dal nostro inviato RENATA PISU

PECHINO - Domenica scorsa le due chiese cattoliche di Pechino aperte al culto sotto l'egida della Chiesa Patriottica cinese, quindi non soggette all'autorità del Vaticano, erano affollate di fedeli. Fedeli fedelissimi, per la maggior parte cinesi, non più come, fino a qualche anno fa, Messe esclusive per signore e signori della comunità internazionale e delle ambasciate occidentali. No, già da tempo in Cina si celebrano Messe popolari per i cinesi che si affidano a una fede, a un culto, quasi fosse un "bene rifugio" che li conforta dopo il fallimento delle promesse che per più di quarant'anni li hanno illusi. Tanto è vero che oggi i cinesi, a decine di milioni, si convertono alle "nuove religioni" come la Falun Gong, che il Partito comunista considera una "forza del male", un rigurgito del passato feudale e oscurantista e che, un mese fa, è stata posta fuorilegge dando il via alla persecuzione.

Ma oltre alla Falun Gong, un misto di taoismo e di buddismo, pullulano in Cina tante nuove religioni che si ispirano al cristianesimo, al Sacro Cuore sanguinante di Gesù, all'epopea dei suoi martiri e dei suoi santi assurti al cielo, alla Madonna, icona femminile invincibile, vergine, madre e nutrice, come tutte le donne sono, o dovrebbero essere, anche nell'immaginario cinese.

E questo lo sfondo che permette di interpretare la delusione e lo sconforto causate dalla notizia, confermata ieri, che al Papa non è stato concesso di poggiare il piede su terra cinese, cioè a Hong Kong, ex colonia britannica che alla Cina è stata restituita ormai da due anni ma che dovrebbe godere di una propria speciale autonomia per cinquant'anni, quarantotto a partire da oggi. E che per quanto riguarda la parità e la assoluta libertà di ogni culto, non dovrebbe dipendere da Pechino ma decidere in proprio. Invece no, non può. E a Hong Kong ci si domanda se allora non sia tutta facciata: sì alle multinazionali del business, no all'universalità di una spiritualità che magari non è quanto di meglio il mondo (o il Cielo) possa offrire, però costituisce pur sempre un' alternativa, un modo per "chiamarsi fuori".

Così è evidente che mentre a Pechino, nel cuore del Paese del Centro, si impongono certe considerazioni, alle sue periferie se ne impongono altre. E allora, ci si domanda se il Vaticano abbia mai chiesto formalmente al governo di Pechino l'autorizzazione alla visita di Giovanni Paolo II; o se ha semplicemente lasciato intendere che si trattava di un "vivo desiderio" del Santo Padre che sarebbe stato "politicamente corretto", se non "religiosamente corretto", esaudire. Ma non basta: una sia pur breve escursione del Papa in una Cina che ancora si dice comunista, potrebbe o non potrebbe preludere a una rottura dei rapporti diplomatici tra il Vaticano e quella che Pechino considera una "provincia ribelle" cioè la Repubblica di Taiwan, dove la Santa Sede ha la sua ambasciata, la sua nunziatura apostolica?

I cattolici cinesi che vivono nella Repubblica popolare, non devono, e per legge, non possono riconoscere il Vescovo di Roma come capo della loro Chiesa: quello che Roma decreta, Pechino ignora, così è sempre stato da quando i Padri Gesuiti nel 1600 si avventurarono in Cina per evangelizzare quella che era già da secoli una civiltà che, in nome di Confucio, evangelizzava in nome proprio, nella propria area di espansione e di influenza. E oggi ancora tanti vescovi cinesi colpevoli di essere fedeli a Roma, cioè al Vaticano, sono in carcere, condannati a vita come "nemici del popolo". Ma di quale popolo?

Ora si dice che il Vaticano ha messo cautamente le mani avanti, ha, in un certo senso, "saggiato" il terreno dove avrebbe dovuto poggiare il piede e, al suo solito, baciare la terra, questo Papa, l' uomo che forse passerà alla storia più per aver perorato la santificazione di padre Pio che per aver contribuito a far crollare il Muro di Berlino. E questo il senso "abscondito" della sua missione mondana? A Pechino, a Taiwan e a Hong Kong i cattolici e i politici cinesi se lo domandano e si danno risposte che non divergono poi tanto.

A Hong Kong dicono che il veto alla visita del Papa significa che nella Cina comunista si ha intenzione di intensificare la persecuzione contro ogni nuova o vecchia religione e che quindi l'autonomia della ex colonia ha i giorni contati. A Taiwan temono che il Vaticano sia disposto al compromesso, interrompere i rapporti formali con l'isola a patto che Pechino si dichiari disposta a riconoscere i vescovi che Roma nomina. E per Taiwan questa sarebbe la "debacle".

 
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