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Conferenza Tibet
Partito Radicale Massimo - 2 novembre 1999
UN DALAI LAMA E DUE PANCHEN LAMA

La visita del Dalai Lama in Occidente si e' conclusa. Kundun e' rientrato a Dharamsala in India con tutti i suoi problemi, le sue speranze e forse con qualche nuovo alleato. Nelle prossime settimane si potra' capire in che forma le nuove alleanze tibetane occidentali si muoveranno. Su quali problemi e con quali poteri di trattativa. E se, soprattutto, si muoveranno... pubblicamente o attraverso canali non ufficiali.

Ma qualcosa di strano e' successo in questi giorni. Il 14 maggio del 1995 il Dalai Lama riconosce dall'esilio un bambino di sei anni, Gedhun Choekyi Nyima come reincarnazione dell'XI Panchen Lama. Pechino coglie l'opportunita' e tira fuori un altro candidato, Gyantsen Norbu della stessa eta'. Dopo alcuni giorni le autorita' cinesi sequestrano Gedhun, con tutta la sua famiglia, l'abate del monastero di Tashi Lumpo, sede storica dei Panchen Lama, e numerosi monaci. Inizia una mobilitazione mondiale a sostegno delle campagne promosse dai tibetani a favore della legittima reincarnazione e per la liberazione del "piu' giovane prigioniero politico del mondo". Nel luglio 1995 i radicali eletti al PE riescono a far approvare una risoluzione urgente a Strasburgo e promuovono una mobilitazione straordinaria nel mondo (campagna di invio cartoline al presidente cinese, digiuni, walk-around). Seguono altre risoluzioni in numerosi parlamenti occidentali. Amnesty International lancia una campagna di informazione.

I cinesi nel frattempo istruiscono Gyantsen e lo insediano con tutti gli onori sul trono di Tashi Lumpo nella primavera del 1999. Del vero Panchen Lama si riesce ad avere scarsissime notizie. Notizie non verificate (ne' verificabili) lo vogliono in un villaggio della provincia di Gansu, in Tibet. Altre sempre a Pechino. I cinesi solo una volta si pronunciano sulla sua sorte. Nel 1997, incalzato dagli esperti del Comitato per i diritti del fanciullo delle Nazioni Unite, l'ambasciatore cinese dichiara che il suo governo ha "preso il bambino sotto tutela su richiesta dei genitori". Stop. La storia delle relazioni tra le due alte cariche spirituali della tradizione buddista tibetana dei Gelug-Pa e' lunga e tormentata. In numerose occasioni del passato il Dalai Lama ed il Panchen Lama sono stati utilizzati strumentalmente dai cinesi (e dai mongoli) per bilanciare la leadership temporale del Tibet. Una strategia di "pesi e contrappesi" istituzionale e spirituale. Risiedono (dovrebbero!) in due citta' differenti a

trecento chilometri di distanza. Il Dalai Lama nel Palazzo del Potala a Lhasa, nella regione dell'U, il Panchen Lama nel monastero di Tashi Lumpo a Shigaste nella regione dello Tsang. Anche il Panchen Lama e' stato nel passato, per la sua regione, una vera e propria guida temporale.

Ad un filo diretto su Radio Radicale con il Segretario del PR, Olivier Dupuis, una rappresentante dell'Associazione Italia-Tibet racconta un po' sconcertata agli ascoltatori uno strano episodio. Insieme ad uno dei membri di Amnesty Italia, Pobbiati, attento osservatore delle questioni tibetane, ha chiesto al Dalai Lama, in occasione di una udienza, notizie sul Panchen Lama. Sua Santita' ha cosi' risposto: "il problema della difesa del Panchen Lama riguarda solo i monaci di Tashi Lumpo".

E di fatto nei comunicati ufficiali del Kashag tibetano (il governo attualmente in esilio) non si fa cenno ormai da mesi sulla prigionia della reincarnazione, di parte tibetana, di Amitabha, il Buddha della Luce Infinita, il Panchen Lama.

Questa risposta mi appare quantomeno strana, specialmente alla luce di quanto e' accaduto nel mondo a partire da quel 14 maggio 1995: per sostenere Gedhun Choekyi Nyima, per ottenere la liberazione del piu' giovane prigioniero politico del mondo, per farlo tornare a Tashi Lumpo con la sua famiglia, il suo abate, i suoi monaci. Per sostenere il Dalai Lama.

 
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