Mi sbagliero' (e spero) ma se potessi parlare con il Dalai Lama gli direi "guardati alle spalle". Da qualsiasi ambiente. E sottolineo "qualsiasi". In India, patria di grandi martiri, tutto puo' succedere.

Non c'entra niente con questa riflessione, ma senza dubbio interessante e' un passo dell'articolo sul Panchen Lama di oggi su La Repubblica.

Nell'articolo di oggi la Pisu scrive "Recentemente ho chiesto al Dalai Lama, in visita a Roma, se avesse notizie del bambino da lui prescelto. Mi ha risposto che non aveva nessuna notizia, che non sapeva se vivesse con i genitori o fosse in isolamento, e che era molto preoccupato per la sua sorte. 'Penso che possa correre seri pericoli, temo per la sua incolumita' e vorrei chiedere alla comunita' internazionale di aiutarci a difendere la sua integrita' fisica e psichica'".

L'aspetto inquietante e' che nell'intervista che la stessa Pisu fece al Dalai Lama e pubblicata sullo stesso quotidiano, in occasione della sue recente visita in Italia, non c'e' traccia di questa domanda. Ne' ovviamente della risposta. Appare invece pubblicata nell'articolo di oggi insieme alla notizia del possibile assassinio per mano cinese del piu' giovane prigioniero politico del mondo.

Perche?