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Conferenza Tibet
Partito Radicale Massimo - 10 novembre 1999
CINA/LA REPUBBLICA/CHIESA CATTOLICA

(La Repubblica, quotidiano, Italia, 10 novembre 1999)

"Chiuso in casa senza contatti con i miei fedeli". Il vescovo agli arresti domiciliari da anni

Pubblichiamo la testimonianza anonima di un vescovo del Nord della Cina sulle persecuzione del clero cattolico

"In Cina non possiamo celebrare la messa quando vogliamo. Non possiamo decidere nessuna attività, come ad esempio, l'ordinazione dei sacerdoti, o aprire un nuovo seminario. La libertà del prete della Chiesa ufficiale è ancora minore di quella del prete clandestino: si è controllati in qualunque movimento, quando si entra o si esce di casa. Per qualunque attività è obbligatorio chiedere il permesso. Un prete della Chiesa clandestina può almeno visitare i fedeli in segreto.

Io invece (essendo agli arresti domiciliari) non ho la libertà di visitare i miei fedeli. A volte faccio qualche missione in modo nascosto, ma è difficilissimo. Quando Hong Kong è tornata alla Cina, e nelle solennità della Chiesa, sono sempre agli arresti domiciliari. Mi hanno chiuso in casa, senza poter avere contatti con i fedeli. Preti o suore possono venire da me solo due per volta, o da soli, ma sempre di nascosto. Se per caso sono scoperti dal governo, sono puniti col sequestro degli oggetti religiosi e dei soldi. Anche se dico che vado in città per vedere un medico, loro non mi credono e mi dicono: "Sicuramente vai a visitare i tuoi fedeli!".

I funzionari del governo ci dicono che possiamo solo pregare per il Sommo Pontefice, ma no possiamo sottometterci a lui. Io ho detto loro: "Voi non professate nessuna religione; la nostra fede cattolica è una, santa, cattolica e apostolica, il nostro rapporto con il Papa è come il rapporto tra il tronco e il ramo della vite...".

(...) Certo esistono difficoltà, per esempio riguardo alla sicurezza. Abbiamo difficoltà anche dal punto finanziario, ma possiamo risolverle. Attualmente nella nostra diocesi clandestina abbiamo 40 preti, 50 seminaristi, 100 suore

Il vescovo manda un messaggio al suo padre spirituale, emigrato all'estero

Padre Zhang, dopo l'addio nel '52, non ci siamo più visti. Il seme della mia vocazione l'hai seminato tu. I tuoi compagni della Cina continentale non ti hanno mai dimenticato. Siamo uniti nel nome di Dio; pur in diverse parti del mondo lavoriamo per lo stesso Signore, ci incoraggiamo e sosteniamo a vicenda (...) desidero compiere l'opera di Dio con tutte le mie forze, ma sono debole...".

 
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