Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
mer 21 mag. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Tibet
Partito Radicale Massimo - 8 gennaio 2000
TIBET/LA STAMPA/KARMAPA

(La Stampa, quotidiano, Italia, 8 gennaio 2000)

Un viaggio di centinaia di chilometri attraverso il Tetto del mondo fino alla sede indiana del governo in esilio. L'incredibile fuga del piccolo Buddha. Il 17 Karmapa lascia il Tibet e raggiunge il Dalai Lama

Luoyan Shen

PECHINO Pechino, sul livello del mare, in questi giorni è coperta di neve. Le strade sono ghiacciate, le biciclette procedono a passo d'uomo, temendo di scivolare e schiantarsi sul ghiaccio ad ogni curva. La gente strascica i piedi per le strade allargando le braccia per tenersi in equilibrio e quasi in segno di disperazione per le condizioni atmosferiche. Quattromila metri più in su e quattromila chilometri più in là, in Tibet, in condizioni dieci volte peggiori, un ragazzo di 15 anni ha lasciato il monastero dove abitava per percorrere più di mille chilometri e andare in India a incontrare la massima autorità religiosa della regione il Dalai Lama. La storia sarebbe fantastica già di per sé senza aggiungere che il ragazzo è la 17ª reincarnazione del Karmapa, una delle massima autorità religiose del Tibet e di fatto unica autorità del buddhismo tibetano ancora sotto il controllo del governo di Pechino. Ciò di fatto fa di lui il più importante profugo tibetano, dopo la fuga del Dalai nel 1959. Solo che allora

il Dalai e altre migliaia di sacerdoti lasciavano il Tibet alla fine di una fallita sommossa anti cinese. Oggi non si sa di alcuna sommossa su questa pianura grande quattre volte l'Italia, alta come la vetta del Monte Bianco e abitata da meno di tre milioni di persone. Così come si addice a un'area del mondo dove fino a pochi anni fa era impossibile andare, gli avvenimenti in queste ore sono avvolti nel più assoluto mistero. Non è chiaro come il Karmapa abbia fatto a fuggire in pochi giorni, prima evidentemente che la sua assenza fosse notata, e impedita, dalle autorità cinesi. Secondo il centro per i diritti dei tibetani di Londra il Karmapa è infatti partito dal suo monastero di Tsurpu insieme a un gruppo di discepoli il 28 dicembre ed è arrivato a Dharamsala, sede del governo tibetano in esilio, mercoledì scorso 5 gennaio.

Le autorità indiane, che hanno annunciato l'arrivo de l giovane Buddha vivente, hanno spiegato che il ragazzo è andato in India per recuperare dei tamburi, degli strumenti musicali e dei cappelli neri usati dai suoi predecessori. Questi cappelli sono talmente importanti da dare anche il nome alla setta. Le autorità cinesi non parlano di fuga e, attraverso l'agenzia di stampa Nuova Cina, hanno dato ufficialmente notizia della partenza, cosa che lascia aperta la possibilità di un ritorno. I confini dell'avventura si fanno così imprecisi. Il ragazzo è stato infatti scelto all'inizio degli anni 80 dopo la morte del predecessore nel 1981 alla fine di una lunga lotta tra seguaci della setta nel Sikkim tra filo e anti cinesi. Vinsero allora i filo cinesi e venne scelto l'attuale fuggiasco, che fu insediato a Tsurpu, un monastero del 1200, seggio del Karmapa, come lo è il palazzo di Potala a Lhasa per il Dalai Lama. In passato la scelta del 17º Karmapa, il suo insediamento e il processo della sua educazione a Pechin

o erano offerti a modello della corretta gestione dei problemi religiosi da parte della Cina. La possibilità di un ritorno del giovane nei prossimi tempi in Tibet non è perciò improbabile. Anche il Dalai, che pure non ha mai ricevuto "un'educazione cinese", aveva lasciato il Tibet una prima volta agli inizi degli anni '50 e vi aveva subito dopo fatto ritorno, per restarvi fino, appunto, al 1959. In ogni caso, partenza temporanea o fuga definitiva che sia, la vicenda del Karmapa lascia una fosca ombra su tutta la politica religiosa applicata dalla Cina oggi in Tibet. L'anno scorso il Karmapa era apparso in una manifestazione pubblica insieme al Panchen Lama, di otto anni, scelto anche lui da Pechino (in contrapposizione a quello scelto dal Dalai Lama, fatto sparire dai cinesi). A dispetto della scelta e anche del controllo che Pechino esercita su questi leader religiosi infatti a una certa età il peso dell'educazione e della tradizione possono essere tali da imporre comunque un contatto e un rapporto con il D

alai Lama.

Inoltre la massiccia presenza di forze dell'ordine in Tibet e l'abolizione dell'antico sistema di caste nella regione ha creato due paradossi nel tetto del mondo. L'intrusiva presenza di funzionari di Pechino, che non si immischiano e non capiscono le differenze teologiche fra le varie sette, unisce quelle che una volta erano scuole di pensiero diverse. Infatti in vari periodi della storia tibetana l'autorità del Dalai Lama, del Panchen Lama o del Karmapa non è stata complementare ma concorrenziale. Inoltre l'abolizione della servitù della gleba, applicata dai comunisti, la presenza di lavoratori cinesi nelle città tibetane, e i sussidi forniti da Pechino hanno fatto sì che molti giovani lasciassero la pastorizia o i campi per prendere i voti.

E i monasteri sono stati spesso in passato i luoghi deputati a diffondere programmi anti cinesi. Cosi' questa regione, posta sullo stesso parallelo della Libia ma fredda come il Polo nord, dove l'aria è rarefatta da far venire mal di cuore e mal di testa, molta gente continua a sperare in un Tibet che non c'e'.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail