(La Repubblica, quotidiano, Italia, 9 gennaio 2000)
La fuga del piccolo Buddha imbarazza il Dalai Lama. Il Karmapa in India, la Cina gli negava il visto. L'arrivo del giovane coglie il leader spiriturale tibetano mentre è in corso una trattativa con Pechino
di RAIMONDO BULTRINI
MOLTI SECOLI fa un profeta tibetano predisse che il sedicesimo e il diciassettesimo Karmapa, capi di un'antica scuola di lama- maghi dell'Himalaya, avrebbero attraversato l'Oceano, viaggiato e diffuso la parola del Buddha. Effettivamente il sedicesimo della stirpe attraversò il mondo in lungo e largo, ma solo dopo la sua fuga nel '59 dal Tibet invaso dai cinesi.
A cavallo del nuovo millennio la reincarnazione numero 17, il quindicenne Ugyen Trinley Dorje, ha dovuto seguire i suoi stessi passi attraverso le catene montuose dell'Himalaya perchè la profezia possa un giorno avverarsi: i cinesi, infatti, si erano più volte rifiutati di concedergli il visto per recarsi nel monastero del suo predecessore in India.
Unico caso di riconoscimento concorde tra cinesi e Dalai lama, il Karmapa è stato tenuto per anni sott'occhio da Pechino, limitato nei movimenti come tutti i religiosi e infine presentato come l'unico "lama patriottico" tra gli alti lignaggi del buddhismo. Ma i ripetuti "no" delle autorità al visto hanno costretto il giovane Karmapa, come dicono i suoi seguaci su un sito Internet, ad affrontare parte a piedi e parte su jeep e cavalli la difficile via di fuga attraverso le nevi e i ghiacci dell'Himalaya che separano dall'India il suo monastero di Tsurphu vicino Lhasa. Con lui sono partiti due monaci e quattro laici tra i quali la sorella maggiore di 24 anni, tutti assistiti e alloggiati in un albergo di Mcleod Ganji, sede indiana del governo in esilio del Dalai lama.
Il leader spirituale tibetano, colto alla sprovvista dalla visita (c' è imbarazzo tra i suoi ministri impegnati in una faticosa trattativa con la Cina), ha ricevuto per meno di un'ora il ragazzo a capo della scuola Karma Kagyu che vanta una storia anche più antica di quella della tradizione Gelupa alla quale appartiene il Dalai lama. Top secret l'esito del colloquio, anche se Ugyen Trinley Dorje avrebbe subito espresso al Dalai lama l'intenzione di raggiungere prima possibile il Sikkim, l'ex regno del nord annesso all'India dove si trova il monastero del suo predecessore con la famosa Corona nera simbolo del lignaggio e dove vive Tai Situ Rinpoche, principale discepolo del sedicesimo Karmapa e oggi maestro della giovane reincarnazione.
Il mancato visto d'ingresso in Cina per Tai Situ è stata un altra molla che ha spinto alla fuga il ragazzo-lama. Ma c'è dell'altro: è in atto una vera faida all'interno dell'Ordine del Karmapa. Tai Situ, principale "sponsor" del ragazzo fuggito in questi giorni, sostiene di aver identificato Ugyen Trinley Dorje come diciassettesimo detentore della Corona nera dopo aver scoperto dentro un ciondolo che gli donò il sedicesimo Karmapa una minuscola pergamena con la predizione del luogo e delle circostanze nelle quali si sarebbe reincarnato. Ma un altro dei cinque principali discepoli del Karmapa defunto, Shamar, assieme a un lama danese, ha indicato come vero candidato un giovane tibetano nato e cresciuto in esilio, Thaye Dorje, e da anni lo fa girare nei suoi centri buddhisti sparsi in tutto il mondo. In stile poco buddhista accusa addirittura il giovane "concorrente" di avere inscenato la fuga d'accordo con Pechino.
Da parte loro i cinesi, sebbene imbarazzati e disposti a far rientrare quando vorrà il ragazzo- lama, assistono compiaciuti all'ennesima divisione della comunità tibetana in esilio. Prima hanno fatto scomparire il bambino reincarnazione di un'altra importante figura religiosa, il Panchen lama, sostituendolo con un coetaneo di loro gradimento. Poi hanno propagandato, e forse favorito, la lotta interna alla scuola Gelupa sul culto di una imbarazzante divinità-demone ostile all'orientamento non settario del Dalai lama.