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Conferenza Tibet
Partito Radicale Massimo - 16 ottobre 2000
Relazioni sino-tibetane

Le relazioni tra i tibetani e Pechino nel corso dei secoli sono state caratterizzate da alti e bassi, imposizioni e mediazioni, compromessi e lotte. Il Dalai Lama sta compiendo un lungo viaggio, l'ennesimo, in Europa: Ungheria, Irlanda del Nord, Slovacchia, ecc. A prima vista sembrerebbe il consueto tour a meta' strada tra pratica spirituale e richiami politici per 'non dimenticarsi' della causa tibetana. E' stato come sempre ben accolto ovunque, tranne dal Sindaco di Belfast, ovviamente. Alti e bassi, dicevo. Nel 1998, nel mese di novembre, una fase di pre-trattative di natura segreta fu interrotta da parte tibetana su una richiesta cinese ritenuta inammissibile dal Dalai Lama: Pechino voleva, da parte di Tenzin Gyatso, una dichiarazione solenne su Taiwan come parte integrante della madre Cina. Non mi dilungo sui due anni successivi (ricostruibili anche attraverso gli articoli inseriti in questa conferenza).

Alcune dichiarazioni del Dalai Lama negli ultimi giorni, invece, potrebbero indurre a pensare che qualcosa stia cambiando all'interno del Governo in esilio a Dharamsala. Il Dalai Lama sta per compiere un viaggio a Taiwan (ancora non e' ufficiale) ma le sue dichiarazioni su come Taiwan, a suo parere, non rivendichi nessuna indipendenza, ma solo autonomia, dalla 'motherland' Cina, potrebbero essere anche interpretate come un tentativo, forse in corso, di riprendere un dialogo sotterraneo bilaterale con Pechino. Due giorni fa a Budapest il Dalai Lama ha anche detto 'la Cina di oggi e' differente da quella di dua anni fa'. La Cina o il suo Governo?

Non me la sento di esprimere un qualsiasi commento a proposito, positivo o di critica. In fondo il Dalai Lama se anche stesse tentando di aprire una vecchia-nuova strada di dialogo verso Pechino, lo farebbe in nome di un principio di autoconservazione, 'primum vivere', e per scrollarsi di dosso la solitudine internazionale (ed interna, di parte del Kashag) da cui ormai e' condizionato, forse anche per lanciare nuove strategie di lotta, interne ad una Cina in trasformazione. Comprensibile, auspicabile e forse unica strada. Anche se qualche legittimo dubbio puo' sorgere a causa delle differenze che esistono tra il Dalai Lama ed il suo Governo in esilio.

E' sempre stata sua speranza dare un giorno l'iniziazione di Kalacakra a Pechino. Il popolo tibetano sta aspettando che il venticinquesimo Re di Shangri-La, luogo della mitologia buddista tibetana nascosto tra le montagne dell'Himalaya, guidi il suo esercito alla vittoria contro i nemici del buddismo e diffonda ovunque una nuova era di pace. Utopia? New Age? Non sta a noi disquisire sulla mitologia e sulle utopie. Speriamo solo che le scelte di Tenzin Gyatso appartengano alla categoria del vivere e non del sopravvivere.

 
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