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Conferenza Tribunale internazionale
Partito Radicale Antonella - 15 ottobre 1997
IL MESSAGGERO
13 SETTEMBRE 1997

pagina 13

"UNA CORTE PER FERMARE I GENOCIDI"

Bonino: chi commette crimini contro l'umanità deve sapere che finirà in galera

Di Marco Berti

Roma - Tortura, genocidio, aggressione di uno Stato nei confronti di un altro. Sono i reati di cui dovrà occuparsi la Corte penale internazionale permanente che qualcuno fortissimamente vuole e qualcun altro invece non vede di buon occhio (gli Usa, per esempio). Un organismo che superi i tribunali ad hoc, come quelli per la ex Jugoslavia e per il Ruanda (che recentemente è riuscito a far arrestare 21 pezzi da novanta), e che assicuri alla giustizia i responsabili di crimini contro l'umanità.

Per coinvolgere l'opinione pubblica, i parlamenti e i governi su questa iniziativa, che è nata tre anni fa sotto l'egida dell'ONU, è partita una campagna di sensibilizzazione che ha avuto Parigi come prima tappa e seconda Malta, dove oggi si chiudono i lavori di una conferenza internazionale che ah per tema, appunto, l'istituzione del tribunale internazionale permanente.

Giuristi, accademici e parlamentari giunti da varie parti del mondo (tra gli altri c'è l'ex Guardasigilli Giovanni Conso) spiegano le buone ragioni di questa battaglia che vede schierati in prima linea l'organizzazione internazionale "Non c'è pace senza giustizia" e il Partito radicale. A presiedere la conferenza ci sono il Primo Ministro di Malta, Alfred Sant e la commissaria europea Emma Bonino. E' lei che illustra al Messaggero il progetto:

D. - L'idea di un tribunale del genere è di vecchia data.

"Certo, risale agli anni Cinquanta, poi con la guerra fredda è finita nel dimenticatoio. Del resto, fino al '90 si occupavano del mondo la Russia e gli Stati Uniti".

D. - Ma non bastano i tribunali ad hoc?

"E' evidente che non può andare avanti così. Non possiamo farne uno per il Burundi, uno per il Congo, un altro per Pol Pot e così via. Fanno un buonissimo lavoro ma per garantire un minimo di omogeneità nelle procedure ci vuole una Corte permanente".

D. - Una Corte permanente prevede genocidi permanenti.

"No. Diciamo invece che una Corte permanente funziona anche come deterrente, l'impunità cessa. Così mettiamo un argine all'impunità che oggi è la cosa più drammatica che ci sia perché genera inevitabilmente nuove violenza".

D. - Di quali strumenti si dovrà dotare per dare esecuzione alle sue sentenze?

"Di una polizia internazionale o della collaborazione delle polizie dei paesi dove questi signori si rifugiano".

D. - Ma i criminali di guerra si rifugiano presso paesi amici.

"Vedremo come si comporteranno i paesi firmatari di questa convenzione"

D. - Karadzic insegna che si può sfuggire a questi giudizi.

"E' invece successa una cosa importante. Poiché lui è colpito da mandato di cattura non ha potuto presentarsi alle elezioni. E' ridotto ad essere un paria internazionale che o sta chiuso a Pale oppure peggio per lui".

D. - Non tutti i paesi sono d'accordo su questo progetto.

"E' per questo che vogliamo mobilitare l'opinione pubblica mondiale. Dopo Malta ci ritroveremo a Montevideo, poi ad Atlanta, New Dheli e Dakar. Nel '98, se tutto va bene, su offerta del governo italiano convocheremo la conferenza plenipotenziaria che istituirà per trattato questo tribunale".

 
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