L'IMPUNITA' GENERA TRAGEDIA
NON C'E' PACE SENZA GIUSTIZIA
Di Stefano Palumbo
Si è conclusa sabato a Siracusa la Conferenza Internazionale sullo studio delle misure per evitare l'impunità per i crimini internazionali organizzata dall'Istituto Superiore Internazionale di Scienze Criminali in co-sponsorship con "Non C'è Pace Senza Giustizia" ed altre prestigiose organizzazioni non governative. "Non devono più esistere aree di impunità per gli autori di crimini internazionali e di altre gravi violazioni dei diritti fondamentali dell'uomo", così ha voluto esordire il professor Cherif Bassiouni presidente dell'Isisc davanti ad una platea composta da 120 esperti di diritto internazionale provenienti da 35 paesi. "Il tribunale che si andrà a creare - ha proseguito Bassiouni - dovrà essere indipendente e sottratto a qualsiasi condizionamento, anche nella fase dell'avvio dell'azione penale". Anche il Ministro degli Esteri Lamberto Dini ha voluto inviare un suo messaggio alla conferenza nel quale si dichiara favorevole all'iniziativa di creare un tribunale internazionale permanente. "Fin dall
a costituzione del tribunale ad hoc per i crimini nella ex-Jugoslavia e successivamente del tribunale per il Ruanda - si legge nel messaggio - abbiamo avuto ben chiaro che si trattava di soluzioni parziali e che occorreva che la comunità internazionale disponesse di strumenti permanenti per perseguire e punire coloro che si macchiano di questi crimini". Il ministro, pur rendendosi conto delle difficoltà da superare, si dichiara fiducioso che la conferenza diplomatica che adotterà lo statuto del tribunale possa aver luogo a Roma dal 15 giugno al 26 luglio 1998. E su questo la Commissaria europea per gli aiuti umanitari Emma Bonino lancia un appello alla mobilitazione immediata della comunità internazionale: "senza questo impegno dell'opinione pubblica mondiale - sostiene Emma Bonino - difficilmente la sessione delle Nazioni Unite che si aprirà fra qualche giorno a New York, potrà approvare in pieno la delibera che confermi lo svolgimento della conferenza di Roma". Alla conferenza prende parta anche Marco Pann
ella che, nella cerimonia di apertura, ha così esordito: "L'utopia della vita del diritto e della regola come anima della vita della società ci accompagna da sempre. La regola alla quale ispirarci è una: assicurare vita al diritto perché non vi è diritto esercitabile senza aver associato il diritto alla vita". Sempre nel corso della sessione inaugurale viene letto il messaggio di Jimmy Carter che, a proposito del diffondersi dei conflitti in tutto il mondo così si rivolge alla platea: "Trovare l'equilibrio fra le esigenze della pace e quelle della giustizia è una sfida eterna. Tuttavia pace e giustizia non possono essere in conflitto. Esse si complementano a vicenda anche se l'impunità non può essere una risposta accettabile. C'è un tempo per la pace ed una per la giustizia, anche se raggiungere un accordo politico a volte è indispensabile per evitare che la violenza continui. Per questo la perseguibilità deve e può essere stabilita e rispettata solo con un tribunale internazionale permanente". E ancora il S
egretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan in un suo messaggio ai convegnisti parla di come la responsabilizzazione dei singoli autori dei crimini sia imprescindibilmente collegato con la ricerca di una pace e di una giustizia lunga e duratura nel mondo. Tutti i messaggi di grande speranza e di presa di coscienza che solo una mobilitazione planetaria possa veramente porre fine alla piaga dell'impunità. Una mobilitazione che ovviamente vede coinvolti in prima persona i governi, ma anche l'opinione pubblica tutta, stanca di leggere sui giornali che Karadzic è ancora in libertà e che molto probabilmente continuerà ad esserlo, e non verrà mai processato da un tribunale per scontare gli atroci massacri di cui si è macchiato. I crimini contro l'umanità non possono e non devono restare impuniti, si tratterebbe di un precedente pericolosissimo: l'impunità genera tragedia. L'ingiustizia è uno dei fattori di rischio di conflitto più comune, essa infatti distrugge i valori di coesione sociale e umana di un popo
lo. La sanzione penale, nel rispetto dei diritti dell'imputato, rappresenta ed ha sempre rappresentato la reazione più adeguata a ristabilire le regole violate, con un'incisiva forza deterrente. Il progetto dello statuto della corte penale internazionale delle Nazioni Unite costituisce un importante traguardo: la comunità internazionale si deve dotare di un'istanza giurisdizionale penale permanente. La giustizia è un'aspirazione profonda per tutte le società umane, bisogna quindi essere tutti uniti per raggiungere l'obiettivo comune di voler costruire un mondo su principi di pace, di tolleranza e di rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali dell'uomo. "Se esisteranno ancora di più nel mondo uomini e donne che sappiano unirsi nella concretezza dei giorni, dando priorità all'idea della giurisdizione internazionale - conclude Marco Pannella nel suo intervento - e dare costituzione e forma ad un partito che li distingua come coloro che vogliono essere il partito della giurisdizione e del diritto, saremo
certi di vedere accelerato il cammino nella direzione che auspichiamo".