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Conferenza Tribunale internazionale
Palumbo Stefano - 4 marzo 1998
LA SICILIA - DOMENICA, 1 MARZO 1998
I CRIMINI CONTRO L'UMANITA' NON RIMANGONO IMPUNITI

UN TRBUNALE PERCHE' NON C'E' PACE SENZA GIUSTIZIA

Seminario alle Ciminiere per chiedere la costituzione di una corte penale internazionale permanente

Di Pinella Leocata

Un tribunale penale internazionale permanente perché non rimangano impuniti i crimini contro l'umanità. Un tribunale internazionale autonomo e indipendente perché la pace si costituisce anche così: denunciando, lottando contro l'oblio, contro l'impunità. Perché "Non c'è Pace Senza Giustizia" ed è questo, significativamente, il nome che si è data l'organizzazione non governativa istituita nel 1994 da Emma Bonino - allora segretario europeo del Partito radicale transnazionale - con l'intento di dare vita, entro il 1998, al tribunale penale internazionale permanente. Un obbiettivo che sembra a portata di mano ora che è stata indetta la Conferenza diplomatica delle Nazioni Unite che si terrà a Roma dal 15 Giugno al 17 Luglio. Un momento di grande responsabilità per il nostro Paese perché si corre il rischio di arrivare a compromessi di basso profilo o di creare un'istituzione inefficiente.

Se, infatti, a parole siamo tutti d'accordo nel sostenere che i crimini contro l'umanità debbano essere puniti, di fatto, le cose sono più complesse anche perché, spesso, sono proprio i Governi legittimi a istigare e a tollerare le violazioni contro i diritti umani delle quali, ovviamente, non intendono rispondere in sede penale internazionale. Temi delicati e complessi dei quali si è discusso nel convegno tenutosi ieri alle Ciminiere, promosso da "Non c'è Pace Senza Giustizia", con la collaborazione delle associazioni non governative Elsa (Europian low student's association) e Amnesty International. Un seminario che ha avuto l'adesione della Provincia, che lo ha ospitato, del Comune, dell'Università, del provveditorato e dei giovani industriali, consapevoli tutti che la cultura della pace si costituisce dal basso, dai luoghi di formazione e di lavoro. Ed è proprio alla società civile che si è appellato Marco De Ponte, vicepresidente nazionale di Amnesty. Questioni così delicate necessitano di lavoro degli e

sperti, ma è dell'opinione pubblica che questi derivano la loro forza e la loro autorevolezza. Questo il senso della grande manifestazione che si terrà il 4 luglio a Roma quando migliaia di cittadini andranno "Tutti giù per terra" a formare uno sterminato tappeto in ricordo dei corpi e dei diritti violati. Questo il senso della richiesta di sostegno alle 300 organizzazioni non governative che saranno a Roma affinchè abbiano spazi e mezzi per poter svolgere il proprio ruolo. Si perché il lavoro non sarà semplice. Se l'Africa si presenta compatta a favore dell'istituzione del tribunale - come ha spiegato Stefano Palumbo, rappresentante di "Non c'è Pace Senza Giustizia"- e altrettanto, a sorpresa, si può dire degli ex paesi dell'Est europeo e di quelli dell'America latina, non così per l'America centrale e per la Francia del tutto contrarie a che propri militari e ufficiali siano giudicati da tribunali internazionali. Nulla di scontato, dunque, nemmeno - come hanno evidenziato i professori Giovanni Grasso e Ful

vio Attinà - i confini della pur indispensabile autonomia del tribunale del Consiglio di Sicurezza, i contenuti della complementarietà tra la Corte penale internazionale e le giurisdizioni nazionali, la fonte del finanziamento, che non può certo essere basato su contributi volontari come avviene per il tribunale dell'Aja,e la definizione stessa dei crimini contro l'umanità che oggi comprendono anche la gestione dell'economia quando questa - volta alla produzione di armi e di droga - distrugge la vita civile, come avviene in Colombia e in Albania.

Chi volesse avere ulteriori o dare un contributo, può rivolgersi al Comitato "Non c'è Pace Senza Giustizia", via Torre Argentina 76, 00186 Roma (c/c postale n. 19929009).

 
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