"NON C'E' PACE SENZA GIUDICI""Impegniamoci perché il Tribunale penale internazionale nasca. Poi, passo dopo passo, si decideranno le sue competenze, quale potere dare ai Pm, quale codice penale utilizzare. Di certo, non bisogna fare l'errore di affidare al suo giudizio un numero di reati eccessivo. Come la Bicamerale vuole fare per la Corte costituzionale".
Un solo accenno alla politica italiana e alle polemiche di questi giorni, per il resto Giovanni Conso, ex ministro di Grazia e Giustizia, presidente emerito della Corte costituzionale - relatore del seminario, organizzato dall'ELSA (European Law Students' Association) nella facoltà di Giurisprudenza - ha concentrato il suo intervento sull'Istituzione del Tribunale mondiale per i diritti dell'uomo. Suo convinto sostenitore, non si è lasciato mettere in crisi dalle perplessità e i dubbi avanzati dai penalisti Luigi Concas, Leonardo Filippi, e dalla docente di Diritto internazionale, Isabella Castangia: interrogativi legittimi, ai quale potrà essere trovata una chiara risposta. In questo momento il grande obiettivo dev'essere costruire entro il 1998 un organismo che abbia i poteri per tutelare efficacemente i diritti dell'umanità. Tanti gli studenti, troppo piccola l'aula che ha ospitato il seminario, alti i temi affrontati: diritti dell'uomo, speranza per un futuro di pace e di giustizia. Come altre università
italiane, l'Ateneo cagliaritano è stato coinvolto nella campagna d'informazione e sensibilizzazione sull'argomento, su iniziativa del comitato "Non c'è Pace Senza Giustizia", impegnato da anni insieme a centinaia di organizzazioni non governative, in una battaglia che deve portare alla creazione di un nuovo sistema internazionale di garanzie e giurisdizione. Giovanni Conso si è rivelato strenuo sostenitore del tribunale mondiale, di cui si parla da cinquant'anni, ma che ancora fatica a vedere la luce. Conso si è rivolto agli studenti con parole chiare, esempi semplici: un maestro del pragmatismo, convinto che le grandi conquiste possono essere soltanto di un serio processo culturale: "se la cultura non riesce ad avere ricadute nel concreto, sarà destinata a restare isolata. Così un operazione culturale che non respira sul piano culturale è destinata a morire", ha detto il giurista.
E no ha risparmiato una critica ai piani di studio universitari: un carrozzone di esami, dati uno di seguito all'altro, senza il tessuto di collegamenti che consentirebbe di possedere una visione chiara del diritto. Stesso discorso vale per il Tribunale internazionale: "Non basta - ha detto ancora Conso - considerare l'aspetto penale o quello processuale, ma è indispensabile una visione a 360 gradi". Di certo per l'ex ministro di Giustizia, il tribunale non è una reale utopia - come ha detto Pietro Ciarlo, preside della facoltà di Giurisprudenza - ma un passo concreto che tutti gli stati devono fare.
"Da giugno a luglio Roma ospiterà la Conferenza diplomatica, cui parteciperanno tutti i delegati dalle organizzazioni non governative. Qui verrà presentato il testo preparatorio del Tribunale penale internazionale", ha detto Susi Castellino, membro del comitato internazionale "Non c'è Pace Senza Giustizia", "in questa occasione si deciderà il futuro e il suo destino". Al seminario sono intervenuti anche il sindaco Delagu e il rettore dell'università Pasquale Mistretta. "Il cammino sarà lungo, le recenti esperienze del tribunale per i crimini nell'ex Jugoslavia e in Ruanda saranno di grande aiuto.