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Conferenza Tribunale internazionale
Palumbo Stefano - 18 marzo 1998
L'OPINIONE VENERDI', 6 FEBBRAIO 1998
BONINO E SOROS IN AFRICA PER IL TRIBUNALE PENALE INTERNAZIONALE

Giustizia ieri a Dakar la Conferenza Africana organizzata da "Non c'è Pace Senza Giustizia" in collaborazione con il Governo Senegalese e con il supporto del Partito Radicale alla vigilia della sesta ed ultima sessione del Comitato Preparatorio dell'ONU per lo statuto del Tpi.

Il PrepCom che si terrà dal 13 marzo al 4 aprile dovrà affrontare ancora diversi elementi della bozza di statuto e rivedere quanto discusso finora in modo da preparare un testo consolidato per la Conferenza Diplomatica che si terrà a Roma dal 15 giugno al 17 luglio di quest'anno.

"Non c'è Pace Senza Giustizia" è profondamente convinta che, malgrado la grande crisi sociale, economica e politica che il continente sta attraversando, i Paesi africani possono giocare un ruolo di particolare rilevanza per l'istituzione del Tpi.

La partecipazione dei Paesi africani ai lavori di preparazione dello statuto è di ottimo livello e sta contribuendo di fatto ad evitare che la creazione del Tpi è dunque finora sfuggito alla conflittualità propria del confronto Nord-Sud, così determinante in altri forum relativi alle politiche di sviluppo e ambientali.

L'Africa, quindi, malgrado sia un continente attraversato da innumerevoli conflitti interni, campi profughi e crisi economiche, potrebbe presentarsi con una propria posizione a livello continentale.

E' particolarmente significativo che due Paesi africani, l'Egitto e il Sud Africa, sono tra i più convinti e attivi sostenitori della Corte e che siano autoconvocati nella primavera del1995 insieme ad altri Paesi, tra cui Lesotho, Malawi e Tanzania, sotto il nome di like-minded countries, per meglio coordinare il processo di stesura della bozza di statuto del Tribunale. Basta citare due uomini come simbolo dell'impegno del continente africano in questa battaglia: Cherif Bassiouni, egiziano, professore di Dirtto internazionale all'Università di Chicago, iscritto al Partito Radicale, che ricopre il ruolo di vice presidente del PrepCom dell'ONU, e il sudafricano Peter Kruger, coordinatore del gruppo di lavoro sulla cooperazione internazionale.

"Il mondo non si è dimostrato in grado di impedire le guerre: solo un Tribunale Internazionale Permanente potrà essere un deterrente dei crimini di guerra e contro l'umanità e del genocidio".

Ha così concluso il suo intervento la Commissaria Europea Emma Bonino. Secondo Bonino il Tribunale deve essere un istituzione che non colpisce gli Stati, ma i singoli individui autori dei crimini contro l'umanità; non dunque un Tribunale che si occupi di tutti i crimini internazionali - dal traffico di droga alla pornografia - ma un'istituzione delle competenze limitate e precise, basta sulle convenzioni già esistenti. Il Tribunale non si sostituisce ai tribunali nazionali ma è complementare ai sistemi nazionali di giustizia penale nei casi in cui queste procedure siano indisponibili o inefficaci.

Il Tribunale inoltre deve avere giurisdizione propria: condizione necessaria che la Corte possa perseguire i crimini di sua competenza senza il consenso degli stati interessati. "La Corte che cerchiamo di istituire - prosegue Bonino - deve essere realmente credibile, efficace ed indipendente, nelle indagini e nelle sentenze, da veti dei Paesi membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite". Sono questi gli aspetti chiave di cui secondo Emma Bonino si dovrà tenere conto durante la Conferenza di Roma, ma la Commissaria Europea non risparmia un commento critico nei confronti dell'atteggiamento di alcuni governi che, sebbene si siano distinti nel mondo per la difesa dei diritti dell'uomo, proprio adesso rallentano la creazione di uno strumento efficace dei crimini di guerra.

 
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