BONINO: COSI' CREEREMO IL TRIBUNALEIntervista di Roberto Fabbri a Emma Bonino
Emma Bonino, commissaria europea per gli aiuti umanitari, e George Soros, finanziere internazionale, mecenate e concreto sostenitore della "società aperta" teorizzata da Karl Popper, sono stati tra giovedì e ieri i protagonisti nella capitale senegalese Dakar della conferenza africana per l'istituzione del Tribunale penale internazionale, organizzata dal comitato "Non c'è Pace Senza Giustizia" in collaborazione col Partito radicale.
Si tratta dell'ottava "tappa" di un percorso cominciato a Parigi, proseguito a Malta e Siracusa, poi a Montevideo, a Atlanta, Roma, New York e che si concluderà con la conferenza di Roma del 15 giugno - 17 luglio, nel corso della quale si definirà lo statuto del Tribunale. In una conversazione telefonica da Dakar Emma Bonino ha spiegato per Il Giornale i contenuti principali dell'iniziativa e fatto il punto della situazione.
"Il mondo non si è dimostrato in grado di impedire le guerre: solo un Tribunale internazionale permanente potrà essere un deterrente dei crimini di guerra e contro l'umanità e del genocidio. Per essere realmente credibile ed efficace, la Corte che cerchiamo di istituire dovrà essere indipendente, nelle indagini e nelle sentenze, dai veti dei Pesi membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite".
E questo come sarà possibile?
"E' l'oggetto della discussione in corso. Personalmente credo che la soluzione migliore sia un compromesso tra i due estremi rappresentati da una completa dipendenza del Tribunale dal Consiglio di sicurezza e dalla sua perfetta indipendenza".
Ma il Tribunale si sostituirà ai tribunali nazionali?
"No. Sarà complementare ai sistemi nazionali di giustizia penale, in caso di loro indisponibilità o inefficacia. Ma dovrà avere giurisdizione propria. Peccato che alcuni Paesi, tra cui alcuni che si sono sempre distinti nella difesa dei diritti umani, proprio adesso rallentino la creazione di uno strumento efficace contro i crimini di guerra".
Quali sono questi Paesi?
"Penso alla Francia e agli Stati Uniti, che sollevano problemi di merito, come il rapporto tra l'indipendenza del procuratore e il Consiglio di sicurezza. Poi ci sono Paesi come l'India e la Cina, da sempre contrari con motivazioni di non ingerenza".
E l'Italia?
"L'Italia svolge un ruolo centrale come Paese che ospiterà la Conferenza finale. Sento però parlare di qualche problema circa la tempestiva disponibilità dei fondi già stanziati da Roma (circa 8 miliardi) in accordo con l'ONU e con la FAO. E siccome, anche se nessuno osa più dirlo apertamente, vari Paesi gradirebbero un rinvio di quella scadenza, io credo che non sia il caso di fornire alibi di nessun genere".