UNA "NORIMBERGA" PERMANENTE PER I CRIMINI CONTRO L'UMANITA'. BONINO OTTIMISTA: "CI SIAMO"Intervista di Andrea Cangini
ROMA - Un tribunale internazionale per la tutela dei diritti imani nel mondo. Detta così, sembra l'ennesimo organismo privo di forza e ispirato da principi assai politici e ben poco "universali", ma il commissario europeo per le azioni umanitarie Emma Bonino, che da anni lavora all'idea, la pensa diversamente.
E da Senegal, dove partecipa a una conferenza regionale preparatoria, spiega perché.
Onorevole Bonino, andiamo a creare l'ennesimo baraccone umanitario?
"No, la presunzione dell'impunità è una delle più grandi sorgenti della violenza, questo tribunale sarà un efficace strumento di deterrenza".
Lei sa che raramente i tribunali internazionali si sono mossi esclusivamente secondo principi giuridici.
"E' vero, ma diversamente per esempio dai tribunali istituiti dall'assai politicizzato Consiglio di sicurezza dell'ONU per i crimini nell'ex Jugoslavia e del Ruanda, questo verrebbe creato con un trattato cui gli Stati aderiscono prima che si verifichino gli eventi da giudicare".
Un tribunale permanente come deterrente?
"Esatto, la sua credibilità deriva dal fatto che nascerà per così dire dal basso".
Sotto egida ONU, però.
"Certo. Al comitato preparatorio si sono già espressi a favore in centinaio di Paesi dall'America latina all'Africa".
Molti, però, hanno fatto finta di nulla.
"Ma non solo per insensibilità: molti paesi medio - piccoli non hanno le risorse umane per aderire ad un organismo con sede a New York".
Quando dovrebbe sorgere?
"L'assemblea generale delle Nazioni unite ha convocato la conferenza diplomatica a Roma dal 15 giugno al 17 luglio. In quella sede si perfezionerà lo statuto. Entro luglio si arriverà alla firma dei paesi che aderiranno".
Chi lo comporrà?
"Saranno i paesi firmatari a nominare giudici, presidente e procuratore".
Quale struttura garantirà che le sentenze di questo tribunale non rimangano lettera morta?
"Nessuna struttura particolare: lo strumento operativo del tribunale saranno le stesse forze di polizia dei paesi firmatari".
Tutto questo attivismo in materia di diritti umani denota una maggiore sensibilità o un aggravamento del problema?
"Entrambe le cose. Con la fine dei Blocchi, anziché passare alla democrazia molti paesi sono stati preda del nazionalismo e dell'anarchia. Il '97 è stato un anno terribile: non una delle convenzioni umanitarie è stata rispettata ".
Cosa le fa pensare che le cose cambieranno?
"Vede, il buco nero del diritto internazionale è che le convenzioni non hanno strumenti sanzionatori. Già nel '49 quella sul genocidio prevedeva l'istituzione di un tribunale permanente. Non se ne fece nulla: ora ci siamo".