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Conferenza Tribunale internazionale
Palumbo Stefano - 30 marzo 1998
CORRIERE DELLA SERA GIOVEDI', 11 DICEMBRE 1998
CLINTON, SI AL TRIBUNALE MONDIALE

Il presidente americano appoggia la crociata per la giustizia della Bonino

Di : Ettore Vittorini

FIRENZE - Nei Paesi democratici sono cominciate le manifestazioni per ricordare la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo sancita cinquant'anni fa dalle Nazioni Unite. A Firenze si è svolto ieri un convegno contro la pena di morte cui hanno partecipato i maggiori leader dei movimenti abolizionisti e esponenti della chiesa cattolica. Nelle stesse ore negli Stati Uniti il presidente Clinton ha lanciato un appello per la creazione di un tribunale internazionale permanente per giudicare i crimini contro l'umanità: una campagna sostenuta dal comitato italiano "Non c'è pace senza giustizia" e portata nel mondo dal commissario europeo Emma Bonino.

"Sostenere la causa dei diritti dell'uomo - ha detto il capo della Casa Bianca parlando a New York nel museo americano dell'eredità ebraica - e dovrà essere sempre un pilastro della politica estera degli Usa". Poi ha salutato l'espandersi della democrazia nel mondo sottolineando però che "resta ancora molto da fare. Persistono minacce alla libertà e i diritti dell'uomo sono tuttora in pericolo dalla Birmania alla Nigeria, dalla Bielorussia alla Cina".

Mentre il presidente Clinton lanciava il suo appello in favore dei diritti umani, al convegno di Firenze organizzato dalla Regione Toscana e da Amnesty, gli Stati Uniti insieme alla Cina e all'Arabia Saudita, venivano additati come i maggiori imputati. "Ben 71 esecuzioni nei primi nove mesi dell'anno sono state compiute nelle carceri USA", ha dichiarato la signora Lory Urs O'Dell, difensore di Robert O'Dell e divenuta moglie a poche ore dalla morte. "La pena capitale negli Stati Uniti viene usato come strumento politico e in maniera arbitraria", ha aggiunto. Poi ha chiesto all'Europa di attuare pressioni economiche per convincere gli americani ad abolire la pena capitale. "I miei cittadini sono molto sensibili su questo punto", ha concluso.

Anche la posizione della Chiesa è stata criticata durante il convegno fiorentino. Lo ha fatto uno dei suoi principali esponenti, monsignor Alberto Ablondi, vescovo di Livorno e vice presidente della Cei. "La Chiesa - ha detto nel suo intervento - non è stata mai all'avanguardia nella lotta per la soppressione della pena di morte. Il catechismo ne lascia una piccolissima possibilità e al contempo la definisce inutile. Ecco allora che i cristiani sono chiamati a far progredire la Chiesa". Gli Stati Uniti sono entrati anche nel mirino del presidente della Camera Luciano Violante, quando li ha citati nel ricordare che "in quel Paese, nonostante la pena capitale, il tasso degli omicidi è doppio rispetto all'Europa mentre quello della sicurezza dei cittadini è molto più basso".

Dell'assurdità e dell'inutilità della morte di Stato ha parlato Uri Avnery, uno dei fondatori d'Israele e leader del movimento pacifista nel Paese. "Avevo 15 anni quando nel 1938 assistei all'impiccagione di un giovane membro dell'Haganà da parte degli inglesi - ha raccontato - e quel tragico episodio mi convinse a entrare nel movimento clandestino e a trasformare la mia abitazione in un deposito di armi rischiando la morte". Avnery ha poi ricordato che la pena capitale in Israele è stata abolita nel 1962 "ma i membri dell'esercito - ha aggiunto - hanno la licenza di uccidere non codificata. Negli ultimi 10 anni sono stati uccisi, senza apparente giustificazione, centinaia di palestinesi".

 
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