ONU, NASCE IL TRIBUNALE SUI CRIMINI DI GUERRABONINO: "L'UMANITA' VA DIFESA"
Il trattato dovrebbe essere varato a Roma la prossima estate. L'appello dei premi Nobel per superare gli ultimi ostacoli
Intervista di: Arturo Zampaglione
New York - E' scattato il conto alla rovescia per la creazione del tribunale penale internazionale, il nuovo organismo dell'ONU incaricato di indagare e di processare - in modo permanente, non episodico come accadde a Norimberga o come è il caso della corte dell'Aja per l'ex Jugoslavia - i crimini di guerra, gli atti di genocidio e altri reati.
Su invito del governo italiano, dal 15 giugno al 17 luglio 1998 si riunirà la conferenza diplomatica che varerà il trattato istitutivo del tribunale. Al palazzo di vetro sono cominciati i lavori del comitato preparatorio che sta stilando il documento di base da sottoporre al voto dell'assemblea generale. E ieri, all'ONU, il commissario europeo Emma Bonino ha presentato un appello di premi Nobel ed esponenti politici, da Jimmy Carter a Elie Wiesel, per superare gli ostacoli che ancora si frappongono all'avvio dell'Icc (International criminal court).
Emma Bonino, chi si oppone all'istituzione del tribunale penale internazionale?
"A parole, nessuno. Ma molti paesi che hanno la coscienza sporca non vedono di buon occhio la magistratura internazionale e imparziale che metta il naso nei loro affari. E altre nazioni, come gli Stati Uniti e la Francia, pongono condizioni che potrebbero ritardare il processo".
Ma non era stato Bill Clinton, nell'ultimo discorso all'ONU, a pronunciarsi a favore del tribunale?
"Si, ma ci sono due punti, su cui insistono sia Washington che Parigi, che rischiano di snaturare il tribunale: il primo riguarda i rapporti con il consiglio di sicurezza, il secondo la processabilità dei militari che fanno parte dei caschi blu. I membri permanenti del consiglio di sicurezza vorrebbero che l'azione del tribunale sia sottoposta al benessere del consiglio, in modo, eventualmente, da bloccare inchieste scomode. Ma questo è inaccettabile, perché lederebbe l'indipendenza dell'organismo".
E possibile uscire da questa impasse sul consiglio?
"Penso di si , basterebbe distinguere tra i due ruoli della corte internazionale, quella investigativa e quella processuale. Si potrebbe decidere che il tribunale ha piena autonomia nell'aprire una indagine, mentre, in caso di processo, il consiglio di sicurezza può chiedere che l'iter giudiziario venga rimandato per motivi politici: a condizione che la richiesta sia fatta in modo trasparente".
Sembra di capire che i generali francesi e quelli del pentagono abbiano paura di essere processati dal nuovo tribunale.
"Quelli francesi fanno perno sui dissensi tra Chirac e Jospin, quelli americani contano sull'appoggio del Congresso, che non è certo lieto dare più poteri a un organismo legato all'ONU. Comunque a me sembra un falso problema, perché si è sempre detto che il tribunale entrerà in azione solo in caso che i singoli paesi non vogliano o non siano in grado di fare processi del genere".
Il segretario generale dell'ONU, Kofi Annan, nel ricevere lunedì il testo dell'appello internazionale, ha avuto parole di elogio per il ruolo in questa battaglia delle Ong (organizzazioni non governative) e ha insistito sull'importanza che i tribunale non abbia compiti retroattivi.
"Ci interessa soprattutto il futuro, non il passato. Come ha detto Annan, è necessario che il tribunale abbia una funzione di deterrenza, evitando il ripetersi di crimini orrendi. D'altra parte, se avessimo incluso anche i crimini dei decenni passati, come quelli dei militari argentini, le nostre speranze per l'istituzione del tribunale si sarebbero vanificate.
Ritengo anche che sia bene limitare la lista di reati processabili dal tribunale, prevedendo, in una prima fase, solo quelli come il genocidio o i crimini contro l'umanità, in cui esistono già trattati ad hoc. Includere, come vorrebbe qualcuno, il terrorismo o il traffico di droga, rischia in questa fase di ritardare la creazione del tribunale".
Il tribunale potrà condannare alla pena di morte, come accadde a Norimberga?
"Molti paesi, come la Malesia, sperano di si ; molti altri, come quelli sudamericani, hanno preso posizione per il no. E io, naturalmente, mi batto perché prevalga quest'ultima ipotesi.