NEL '98 LO STATUTO PER IL TRIBUNALE INTERNAZIONALELA SFIDA DI NON C'E' PACE SENZA GIUSTIZIA
Di: Stefano Palumbo
Il premio per la pace e l'impegno umanitario del Comune di Roma è stato assegnato per il 1997 al Comitato "Non c'è Pace Senza Giustizia", un'associazione che ha conquistata il suo spazio nelle cronache politiche internazionali grazie all'impegno per l'istituzione del Tribunale internazionale. Un obiettivo che sembra avvicinarsi. Entro il '98, è infatti in programma, a Roma, la Conferenza Diplomatica di plenipotenziari delle Nazioni Unite. E un appuntamento importante per il nostro paese: si tratta infatti di scrivere il più innovativo trattato internazionale del dopoguerra. In occasione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 17 dicembre, è stata adottata una Risoluzione che prevede lo svolgimento delle sessioni del Comitato Preparatorio per il 1997/1998 al fine di predisporre una bozza di statuto per il Tribunale Internazionale Permanente in preparazione della Conferenza Diplomatica di giugno.
Ciò non significa, ovviamente, che tutti gli Stati membri dell'ONU siano disposti a consentire la stesura dello Statuto di una convenzione per l'istituzione di tale tribunale. Il primo ministro francese Jospin, ad esempio, esita a prendere una posizione ufficiale, malgrado la conclusione del processo Papon renda la questione di estrema attualità. All'origine di tanta indecisione c'è la paura di vedere, per esempio, il generale Janvier, comandante delle forze ONU in Bosnia, chiamato in causa per gli eventi di Srebrenica del luglio 1995, dove gran parte della popolazione musulmana è stata sterminata sotto gli occhi dei caschi blu. Si spiega così la riluttanza della gerarchia francese anche prestare semplicemente la propria testimonianza al tribunale dell'Aja, confondendolo con una messa in stato d'accusa delle operazioni dell'esercito.
Anche l'ambiguità delle operazioni adottate lo scorso dicembre all'ONU lascia aperti numerosi problemi. La mancanza di chiarezza potrebbe rallentare i lavori del Comitato Preparatorio nelle nove settimane di sessione che si terranno nel 1997/1998 al fine di organizzare la Conferenza Diplomatica. Ma potrebbe anche ostacolare l'adozione, in una singola sessione, dello statuto definitivo del tribunale da parte della conferenza.
In questo complicato scenario si colloca la campagna di "Non c'è Pace Senza Giustizia", che in qualità di Comitato Internazionale di parlamentari, sindaci e cittadini, con il supporto del Partito Radicale, è profondamente convinta che la pressione esercitata sulle Nazioni Unite non possa essere sufficientemente efficace senza la mobilitazione della società civile mondiale.
Ogni mese, in una parte diversa del mondo, "Non c'è Pace Senza Giustizia" cerca di radunare intorno ad un tavolo alcune personalità per parlare di giustizia internazionale, di crimini di guerra, di genocidi, di crimini contro l'umanità. Una tournè senza soste, che oggi riceve un riconoscimento dal sindaco di Roma, il premio per la pace, riservato a chi più si distingue per l'impegno umanitario nel mondo (dal Papa Giovanni Paolo II al sindaco di Sarajevo). Un riconoscimento giunto al termine della Conferenza di Roma, presentata ieri da Nicola Mancino, Emma Bonino, Lamberto Dini, Giovanni Maria Flick e da Sergio Stanzani. Il Comitato "Non c'è Pace Senza Giustizia" dà appuntamento al primo dicembre, alle Nazioni Unite, per una Conferenza di Emma Bonino in occasione proprio dell'apertura dei lavori della penultima sessione del Comitato Preparatorio dell'ONU.