UNA CORTE INTERNAZIONALE PER GIUDICARE CERTI CRIMINIDi: Iuri Maria Prado
Il lettore italiano, e di giornali italiani, sa molto poco, rispetto al suo omologo inglese, francese o statunitense, degli sforzi e delle iniziative tendenti all'istituzione di un Tribunale Penale Internazionale. Il che stupisce almeno per due motivi: innanzitutto, perché si tratta di un progetto estremamente ambizioso e qualificante dello sviluppo umano mondiale che dovrebbe, di per sé, giustificare attenzione e informazione, e in secondo luogo perché all'iniziativa lavora e presiede un italiano, un'italiana, il Commissario europeo Emma Bonino.
La necessità di istituire un'autorità, di carattere giurisdizionale, per il giudizio e la sanzione dei crimini contro l'umanità, i crimini di guerra e i genocidi è da tempo avvertita, come si avverte, e in parte si conviene, che la circostanza che quei delitti siano commessi all'interno di un confine nazionale non può impedire l'intervento della comunità internazionale, la quale ha non solo il diritto ma un preciso dovere di ingerenza per prevenirli, reprimerli giudicarli.
Si assiste, tuttavia, a un'allarmante inaderenza tra il riconoscimento (pressoché unanime almeno a livello di dichiarazioni) dell'esistenza di precisi diritti incomprimibili da chiunque e ovunque, e la pratica impossibilità di tutelarli e punire la violazione. Ma è noto che nessun diritto esiste lì dove manca un Giudice dotato del potere di proteggerlo, come nessun obbligo è stringente quando è possibile violarlo impunemente e se non esiste un'autorità incaricata di dichiararne e condannarne la violazione.
Ora nel campo dei diritti umani questa inaderenza (la mancanza, cioè, del passo ulteriore che va dal semplice riconoscimento formale di quei diritti all'effettiva possibilità di vederli protetti per via giurisdizionale) vanifica in realtà la stessa sostanza di quei diritti, tal che, ad onta della sicurezza comune, della convinzione comune che i genocidi, i crimini contro l'umanità, i crimini di guerra "non si possono commettere", risulta di fatto che commetterli è invece possibile senza conseguenze.
Inutile dire che l'opposizione a che si istituisca un'autorità internazionale con competenza giurisdizionale su quei delitti è tanto diffusa e tenace quanto non dichiarata, inespressa. E in effetti ormai nessuno riuscirebbe ad affermare che un genocidio è lecito e non punibile per il sol fatto che avviene all'interno di un confine, nella stessa misura in cui nessuno potrebbe pretendere di commettere delitti all'interno di casa propria e invocare contro l'intervento dello Stato l'inviolabilità del domicilio.
Abbiamo dunque un criterio, un dato preciso per capire che oltre al riconoscimento del diritto internazionale a non veder commessi questi crimini, esiste il dovere della comunità internazionale di costituirsi in autorità per giudicarli. E il criterio è che nessuno ritiene lecito commetterli: "possibile", questo sì, perché commetterli, di fatto, si può, ma "lecito" no. Chi commette tali crimini, cioè, può tentare di nascondere di averli commessi, e infine tentare di sottrarsi alla possibilità di essere giudicato: ma visto che ciò confligge non tanto col sentimento comune, ma ormai col "diritto" (sia pure ancora dimezzato ma infine "di tutti"), non può sostenere che uccidere, torturare, stuprare appartenga alla giustizia, al diritto, e sia pure diritto di guerra.
Di qui la certezza non più solo civile ma anche giuridica, che "l'ingerenza" sia dovuta, e nella forma che la storia umana ha dimostrato essere l'unica su cui fondare sicurezza, civiltà, e pace: il "diritto" è quel suo aspetto fondamentale che è il "processo".
Una serie di appuntamenti e conferenze internazionali sono fissati, nei prossimi mesi, per sollecitare attenzione e impegno nella campagna per l'istituzione del Tribunale Penale Internazionale, che per l'effettività di quel dovere di ingerenza rappresenta uno strumento decisivo. Sono temi, e progetti, che maggiormente dovrebbero coinvolgere l'opinione pubblica: e il sistema dell'informazione potrebbe svolgere, in questo senso, un importante funzione.