AMERICA OGGI - POLITICA
New York, Giovedi 18 Giugno 1998
ONU/CORTE INTERNAZIONALE
DINI INVOCA L'INDIPENDENZA
di Luca RONDANINI
Roma. I nodi cominciano a venire al pettine. Alla Conferenza delle Nazioni Unite per la creazione di un Tribunale penale internazionale hanno preso la parola ieri i capi delle delegazioni di Italia e Stati Uniti e, come ci si attendeva, le posizioni dei due paesi sono apparse in netto contrasto. In nostro ministro degli esteri, Lamberto Dini, ha molto insistito sull' esigenza di rendere la futura Corte indipendente e libera da condizionamenti politi, pur ammettendo che dovra operare in coordinamento con il Consiglio di Sicurezza. Secondo il capo della Farnesina, cio significa che all'organo esecutivo dell'Onu deve rimanere il compito di accertare, ad esempio, l'esistenza di un'aggressione da parte di uno stato membro ma se il Consiglio stesso, entro un termine di tempo ragionevole, non riesce a dirimere la questione, ecco che puo entrare in gioco il Tribunale internazionale. Inoltre, il procuratore generale, nell'ottica del nostro governo, dovrebbe disporre del diritto di iniziativa, in modo da poter intrapr
endere l'azione penale anche in assenza di una sollecitazione da parte di altre istituzioni.
Nel suo intervento, l'ambasciatore degli Stati Uniti presso l'ONU, Bill Richardson, ha invece escluso questa eventualita. "Non possiamo trasformare il procuratore della Corte internazionale - ha dichiarato - in una sorta di mediatore dei diritti umani, pronto ad occuparsi di qualunque delitto resti impunito nel mondo". L'esponente USA ha letteralmente definito "irrealistica e poco saggia" la proposta avanzata da alcuni Stati, come il nostro, di concedere a questo supermagistrato una vera autonomia investigativa. Inoltre, ha ribadito che Washington vuole una Corte fortemente ancorata, e quindi inevitabilmente dipendente, dal Consiglio di Sicurezza.
Come conciliare posizioni tanto distanti? Tra i paladini di una Corte a potere limitato, fra l'altro, si contano gia due membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, Cina e Stati Uniti. Dini e convinto che si possa arrivare alla firma, anche se qualche governo, tra i 156 qui rappresentanti, si tirera certamente indietro.