Mercoledì 15 luglio 1998
VOLATA FINALE PER LA CORTE MONDIALE
A due giorni dalla conclusione della conferenza di Roma, si continua a negoziare sui poteri del nuovo organismo
Dini all'America: non temete un Tribunale forte. Anche Prodi preme: un'occasione storica
Di Roberto Stagno
Roma - Stretta finale per l'istituzione di un Tribunale penale internazionale permanente. A due giorni dalla conclusione della conferenza diplomatica delle Nazioni Unite, il successo di questa "costituente" è ancora incerto. C'è il rischio che quella che nascerà sabato a Roma sia una Corte debole, con poteri limitati, a causa dell'opposizione di Stati Uniti, Francia, Russia, Cina e altri Paesi a un Tribunale forte e indipendente (soprattutto per quanto concerne i crimini di guerra e le interferenze nelle questioni interne) come vogliono, invece, l'Italia e la maggior parte dei 162 Stati che partecipano alla conferenza. Dopo un mese di discussioni e di trattative non si è ancora riusciti a trovare un''ntesa, un compromesso che garantisca il più ampio consenso possibile alla nuova istituzione.
Si profila, pertanto, un'approvazione a larga maggioranza dello statuto della Corte penale internazionale, che gli Stati dovranno ratificare, secondo le loro procedure interne. Ma si continua a negoziare, "a ritmo serrato", e a premere sui Paesi "dissidenti", soprattutto gli Usa, per attenuare le diffidenze. Il Segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, è tornato alla carica: ha scritto al segretario di Stato di Washington, Madeleine Albright, e ad altri nove governi, chiedendo di fare ogni possibile sforzo per trovare un punto di accordo con gli altri Paesi favorevoli all'istituzione di un Tribunale penale internazionale permanente. Analoghe sollecitazioni continuano a piovere da ogni parte sui Paesi contrari alla Corte. Ieri, in Piazza del Campidoglio a Roma, si è svolta una manifestazione a favore della Corte, con interventi del sindaco Francesco Rutelli, di Emma Bonino, Achille Occhetto. E' venuto anche Romano Prodi per dire che "il tribunale è un'occasione storica".
A sorpresa, è intervenuto alla Conferenza il ministro degli Esteri Lamberto Dini, per una ferma "esortazione" alla vigilia di decisioni cruciali. "Successo e insuccesso - ha detto ai delegati - sono sospesi a un filo, dipendono dall'atteggiamento costruttivo di ognuno". La Corte apre la strada a una piena salvaguardia giuridica dei diritti dell'uomo. Però, "l'indispensabile equilibrio tra prerogative nazionali ed esigenze internazionali non può risolversi a danno dell'indipendenza, autorevolezza, efficacia dell'istituzione che sta per nascere a Roma". "Abbiamo compreso la necessità di guardare alle ragioni degli altri - ha sottolineato il ministro -. Di ricercare accettabili compromessi che tuttavia non vanifichino la sostanza di una innovazione di così grande spessore. In questo spirito sono stati delimitati i reati di competenza della Corte; è stata costruita la complementarietà tra le giurisdizioni nazionali e quella internazionale; sono stati definiti i poteri di iniziativa del Procuratore e fissato il
rapporto tra la Corte e il Consiglio di Sicurezza Onu".
Ma gli Stati Uniti e gli altri "alleati" in questa crociata contro il Tribunale penale internazionale permanente restano sulle loro posizioni. Washington e Parigi, secondo Richard Dicker, del gruppo "Human rights watch", starebbero preparando un'iniziativa da "ultima trincea" per svuotare i poteri di una futura Corte in relazione ai crimini di guerra. La due potenze proporrebbero un protocollo (da annettere allo statuto e da far sottoscrivere da ciascun Paese) che consentirebbe di escludere ogni responsabilità nei confronti della Corte per i crimini commessi durante i conflitti armati. Da altre fonti si riferisce anche di pressioni degli Usa sulla Germania perché acconsentano all'istituzione di una Corte più debole".
"Mi pare che queste cose non abbiano alcun significato", ha seccamente replicato Dini. "Credo che nel momento in cui la stragrande maggioranza dei Paesi aderiscono e, quindi, firmano, per la creazione di questa Corte, anche gli altri Paesi finiranno per adeguarsi". E ha aggiunto: "Gli Stati Uniti e i suoi soldati non hanno nulla da temere dall'istituzione di una corte penale internazionale. Guai a mancare questa occasione. Terribile sarebbe la nostra responsabilità agli occhi del mondo".