Mercoledì 15 luglio 1998
IL TRIBUNALE MONDIALE
LA MANIFESTAZIONE PROMOSSA DAL PARTITO RADICALE. GRANDE ADESIONE DEI POLITICI. PANNELLA IN PRIMA FILA
FIACCOLATA CONTRO I GENOCIDI
MIGLIAIA DI PERSONE IN CAMPIDOGLIO. PRODI: "CLINTON RIVEDA LA SUA POSIZIONE"
Il presidente del consiglio Romano Prodi è arrivato intorno alle 19.30. E' stata una visita a sorpresa, quindi più gradita. Per gli organizzatori della manifestazione un sigillo autorevole alla loro iniziativa. In quel momento la piazza del Campidoglio era gremita. Migliaia di politici, militanti, semplici cittadini. Il capo del governo non è voluto mancare alla manifestazione organizzata dai radicali a sostegno dell'Istituzione del tribunale penale internazionale. Non è voluto mancare perché la conferenza che raccoglie rappresentanti di 162 Paesi si svolge a Roma, perché, come ha tenuto a sottolineare, si è molto adoperato affinché l'esito di questa conferenza possa avere un risultato finale positivo. "Ho lavorato sottotraccia in questi giorni - ha sottolineato Prodi - con telefonate, lettere, carteggi. Ho cercato di dare una spinta molto forte per un problema che è di fondamentale importanza per il futuro dell'umanità. Abbiamo lavorato per portare tutti i paesi al traguardo finale, purtroppo ci sono ancora
paesi fermi sulle loro posizioni. Spero che abbiano dei ripensamenti, c'è ancora tempo. Bisogna avere una coscienza critica sulle atrocità che affliggono l'umanità. Bisogna andare al di sotto dei pregiudizi su questo tribunale. Ecco la mia speranza è che sia portata in fondo la convinzione che quello che tutti noi speriamo avverrà fra qualche giorno, cioè la costituzione di questa Corte penale internazionale, sarà senz'altro una cosa diversa rispetto ad iniziative fatte in passato".
Applausi a Prodi, che tiene a sottolineare il significato che la conferenza in corso di svolgimento nel palazzo della Fao al Circo Massimo e quanto il nostro Paese sia attento a queste problematiche.
Poi la conclusione: "Guai ad una globalizzazione finanziaria senza una globalizzazione dei diritti umani". Nuovi applausi del premier che lasciava piazza del Campidoglio. Una piazza invasa da centinaia di palloncini gialli con la scritta "Yes". Accanto a loro, un infinità di striscioni anche di altre città d'Italia. Uno tenuto alto da alcune suore missionarie e portato anche in corteo alla Fao, dove si indicava la fine del genocidio per fame in Guinea Bissau. Davanti al palazzo del Campidoglio un grande cartello nero: "In passato troppe volte abbiamo detto mai più".
"Non c'è pace senza giustizia". Questo è stato il filo conduttore di una manifestazione che ha avuto l'epilogo con il corteo alla luce delle fiaccole accese appena sono scese le prime ombre della sera e il sit in che praticamente è andato avanti per tutta la notte sotto le finestre del palazzo della Fao, dove i membri dei Paesi presenti al vertice stanno decidendo il futuro di un'iniziativa portata avanti dai suoi promotori, Marco Pannella in prima fila, con grande caparbietà.
Prima del presidente Prodi sul palco si erano alternati altri illustri oratori. Ma tanti erano i personaggi presenti nel parterre a loro riservato. Da Occhetto a Patrizia Toia, sottosegretario agli esteri, da Mancini a Boato, da Caianiello a Pecoraro Scanio, da Ranieri ad Athos De Luca, al sindaco di Roma Rutelli. Emma Bonino, una delle sostenitrici della Corte internazionale è intervenuta in video conferenza, essendo impegnata dai lavori della Ue a Strasburgo. Ha lanciato un ultimo appello agli americani, che stanno facendo ancora delle resistenze: "Amici americani è un'occasione storica. Prima di rinunciare pensateci bene. Per giudicare un criminale non bisogna chiedere il permesso ad un altro criminale. Sarebbe un'assurdità".
Ad aprire il dibattito è stato il radicale Marino Busdachin che aveva sottolineato l'importanza della creazione di un tribunale indipendente in grado di agire tempestivamente: "Non ci aspettiamo un tribunale perfetto, ma sicuramente non deve essere di cartapesta"" Per Achille Occhetto, che presiede la commissione esteri della Camera, ha tenuto a sottolineare che i Paesi che stanno facendo i recalcitranti rischiano di perdere una grande occasione: "Se non firmeranno subito, chiederanno di farlo in passato. Gli Usa sotto questo aspetto sono recidivi. Hanno fatto così anche quando ad Ottawa si decise la soppressione delle mine anti uomo".
Pa.Ca