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Conferenza Tribunale internazionale
Castellino Susi - 22 luglio 1998
LA PADANIA

Venerdì 19 giugno 1998

BIANCA JAGGER: "CRIMINALI DI GUERRA LIBERI, UN OLTRAGGIO"

L'ex moglie del leader dei Rolling Stones, Mick, a Roma per il Tribunale Internazionale

Di Dimitri Buffa

La grinta e una certa somiglianza all'ex marito, leader dei mitici Rolling Stones, Bianca Jagger non le ha davvero perse. Non almeno nella serietà delle sue battaglie a favore dei diseredati e per la giustizia.

Come quella contro i crimini inumani che adesso dovrebbero venire giudicati da un'apposita Corte, su cui si discute in questi giorni nella conferenza internazionale di Roma, sempre che si riesca a mettere d'accordo sul punto America, Cina, Russia e Francia. Così come sull'indipendenza del prosecutor, il bilancio ed altri "piccoli" dettagli di questo organismo giuridico rischiano infatti di far naufragare sul nascere tale progetto.

Così mercoledì, quando Bianca Jagger ha fatto la sua apparizione tutta vestita di bianco nella sede del partito radicale a via di Torre Argentina a Roma, non sono stati pochi i gridolini strappati a quegli ammiratori che si ricordavano di lei come un simbolo degli indimenticabili anni '60 e '70.

Bianca Jagger, che è una nicaraguense e che come tale ha più di un motivo per non amare la diplomazia estera americana, è andata subito al punto nella sua conferenza stampa in inglese (non molto aiutata da una traduzione in differita fin troppo scolastica) iniziata nel pomeriggio alle 16.30.

"Nulla è più oltraggioso - esordito - che vedere i criminali di guerra camminare liberamente nelle strade che hanno fatto ricoprire di sangue". Poi ha fatto i nomi e i cognomi dei vari Mladic, Milosevic e Karadzic, accusando implicitamente di cinismo chi li ha voluti salvare, non potendo fare a meno di notare che oggi alcuni di loro sono anche gli artefici della carneficina che si sta consumando a fuoco lento nel Kosovo.

Come a dire che arrestare e punire questi criminali avrebbe potuto forse salvare ulteriori vite innocenti.

Ha ironicamente detto di capire "i problemi che stanno sotto la paura di alcuni ufficiali americani, particolarmente di quelli coinvolti nelle operazioni di pace che potrebbero essere coinvolti in inchieste di questa istituenda Corte". E ha concluso facendo suo quanto aveva detto quella stessa mattina il giudice costituzionale sudafricano Goldstone alla Fao: "questo atteggiamento americano in pratica significa che per portare a termine le missioni di pace li si deve lasciare liberi di commettere crimini contro l'umanità".

Un discorso ovviamente paradossale e molto pericoloso per il futuro della diplomazia (di pace o di guerra) dello stato che si considera ancora, a torto o a ragione, lo sbirro mondiale numero uno.

 
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