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Conferenza Tribunale internazionale
Castellino Susi - 23 luglio 1998
IL GIORNALE

Giovedì 18 giugno 1998

CROCIATA UMANITARIA DI BIANCA JAGGER

A Roma per sostenere il varo della Corte internazionale permanente: Arrestate Karadzic

L'ex moglie del cantante dei Rolling Stones testimonial contro i crimini di guerra

Roma. "Farò di tutto per andare in Kosovo. La mia voce testimonierà nel mondo le atrocità compiute in quella regione". Un tempo sfilava leggera sulle passerelle della moda. Poi è diventata la moglie di Mick Jagger e fra le protagoniste del jet set mondiale negli anni 70. Oggi, a 54 anni, dopo il divorzio da Mick, Bianca Jagger è una donna ricca e ancora bellissima, ma ora ha deciso di prestare il suo volto e il suo nome alle campagne per i diritti umani.

Ieri era a Roma per la conferenza diplomatica indetta per l'istituzione di una Corte penale internazionale permanente. Un progetto nel quale la Jagger crede moltissimo, nonostante sia osteggiato da Stati Uniti e Cina, come ha sostenuto durante un incontro con la stampa nella sede di Radio radicale. "Questa Corte rappresenta la speranza per tutte le vittime della guerra, per tutti coloro che sono perseguitati per motivi etnici - ha detto la Jagger -. Abbiamo imparato dalla lezione del Ruanda e dell'ex Jugoslavia che i responsabili di orribili crimini contro l'umanità possono restare impuniti e camminare liberi per la strada. Le stesse strade che hanno imbrattato di sangue. E non c'è niente di più vergognoso".

Quei criminali hanno un nome, ha proseguito la Jagger: Radovan Karadzic e Ratko Mladic. Andrebbero immediatamente "arrestati e processati", invece non hanno ancora pagato il conto con la giustizia e il mondo vive "nella cultura della impunità globale".

Tanto più che gli orrori perpetrati in Bosnia ora si ripetono nel Kosovo. "I colpevoli sono sempre gli stessi - denuncia -. Sono stata in Bosnia nel '93 e ora vorrei portare la mia testimonianza nel Kosovo dove Milosevic sta procedendo a una vera e propria pulizia etnica".

Per fermare questi crimini occorre quindi l'istituzione di un Tribunale penale internazionale "assolutamente indipendente", in modo che i criminali sappiano che esiste un organismo con pieni poteri che opera per tutelare i diritti umani e che vigila affinché i delitti non restino impuniti. I Paesi che credono in questo progetto, ha aggiunto, devono lavorare insieme per superare le diffidenze di chi invece lo osteggia.

 
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