IL TRIBUNALE DEL MONDO
A ROMA IL SI DI 120 PAESI CHE ADERISCONO ALLA CORTE INTERNAZIONALE PERMANENTE
Di: Dario Ricci
"Un momento storico". Così il segretario generale dell'ONU, Kofi Annan, ha definito il Trattato di Roma, con cui 120 nazioni hanno sancito la nascita del tribunale penale permanente, che delibererà a livello internazionale su crimini contro l'umanità, di guerra, genocidi e aggressioni.
Ma l'entusiasmo con cui l'opinione pubblica internazionale ha accolto la firma del trattato non è condiviso da Amnesty International, la più nota tra le organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani. "non possiamo nascondere la nostra delusione per l'accordo raggiunto - dichiara Marco De Ponte, vice presidente della sezione italiana di A. I. - perché il tribunale nato a Roma è la base di partenza per il futuro, ma troppo è stato concesso per coinvolgere nel trattato Paesi che non avrebbero comunque mai aderito alla Corte, come gli Stati Uniti".
Nella trattativa hanno dunque prevalso interessi politici..
"Si è svolta una vera e propria partita a scacchi con quegli stati che, pur non potendo opporsi apertamente alla creazione della Corte, hanno fatto di tutto per annacquarne le potenzialità. Ciò a creato il paradosso per cui la volontà di una minoranza ha condizionato la maggioranza delle nazioni presenti".
Gli Stati Uniti sono stati irremovibili nella loro posizione contraria a ogni possibilità di accordo.
"E' stato molto deludente constatare l'ostracismo americano, a confronto con le dichiarazioni fatte da Clinton nel recente viaggio in Oriente ed al ruolo di democrazia illuminata che gli USA vorrebbero avere nel mondo.
Va però detto che gli Stati Uniti sono stati il "parafulmine" per Cina, Russia, India e per quei Paesi tradizionalmente poco sensibili al tema dei diritti umani, che hanno mascherato la loro opposizione con un allineamento di comodo sulle posizioni statunitensi".
Il governo italiano ha svolto un importante ruolo di mediazione nel concludere la trattativa diplomatica
"Anche da questo punto di vista si sarebbe potuto fare di più, perché il negoziato è stato condotto secondo criteri veramente politici, indebolendo un tribunale che può esistere solo se è autorevole strumento operativo del sistema giuridico internazionale. Promuoveremo delle interrogazioni parlamentari sull'operato del governo italiano, sollecitato ad un più concreto intervento con una lettera aperta, rivolta al Presidente del Consiglio Prodi, durante la fase finale della conferenza".
Quale valore ha l'istuzionedi questo tribunale nell'anno del 50 anniversario della Dichiarazione Universale dei Dirtti Umani?
"Certamente un alto valore simbolico, ma non basta. La corte permanente internazionale è soprattutto il segno che l'ONU può ora iniziare a svolgere un ruolo più attivo ed efficace, ponendo la forza della legge sopra degli interessi della politica".
Quali iniziative promuoverete per migliorare il trattato di Roma?
"Dobbiamo lavorare per una ratifica rapida e numerosa dell'accordo raggiunto, che rappresenta comunque il primo passo di un cammino che ritengo ormai irreversibile. Tutti possono dare il loro contributo, dall'esperto giurista all'uomo comune, così come dimostrato dalla grande partecipazione popolare alle manifestazioni promosse da Amnesty durante la conferenza di Roma".
Nell'attesa che la corte internazionale diventi operativa, si è rivelata positiva l'esperienza di alcuni tribunali "ad hoc" realizzati per alcune situazioni specifiche (Ruanda, ex-Jugoslavia), a dimostrazione della necessità di strumenti tecnici eterogenei e diversificati per garantire l'effettivo rispetto dei diritti umani.