ROMA: GLI USA FRENANO FINO ALL'ULTIMO, POI LA FRANCIA "CEDE". COMPROMESSO SU ADESIONE RITARDATA E VETO TEMPORANEO
VIA LIBERA ALLA CORTE PER I GENOCIDI
LA CONFERENZA APPROVA A MAGGIORANZA. DINI: UN AVVENIMENTO STORICO
Di: Federica Margaritora
Dopo una trattativa febbrile e travagliata, in cui impuntature e mediazioni, aperture e aut aut si sono susseguiti fino all'ultimo, nella notte la bozza di statuto per il Tribunale penale internazionale è stata approvata dall'Assemblea plenaria con 120 voti a favore, 27 contrari e 7 astenuti. Poche ore prima aveva avuto il via libera per acclamazione del Comitato d'insieme.
I primi commenti degli osservatori sono improntati a un soddisfatto realismo: se non nasce la Corte mondiale che ci si poteva attendere, viste le molte limitazioni ai suoi poteri di punire il genocidio, i crimini di guerra e quelli contro l'umanità, si è comunque fatto un decisivo passo in avanti.
Mai prima d'ora i più gravi delitti compiuti sull'intero pianeta avevano un procuratore indipendente con giurisdizione totale che li potesse perseguire. Fra qualche anno, il tempo prevedibile per la costituzione e l'avvio del Tribunale, potranno finire alla sbarra i "boia" che insanguinano città e nazioni. Per questo il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, ha salutato la nascita della Corte ONU "come un avvenimento di portata storica". Non tutto sarà comunque facile e infatti, nonostante gli applausi seguiti al voto, molti dei 160 Paesi intervenuti alla Conferenza non possono dirsi veramente contenti del risultato.
Per molte ore, ieri, di fronte agli emendamenti americani e indiani, si è persino temuto una slittamento a data da destinarsi. Oggetto del contendere, la giurisdizione del tribunale sui propri cittadini. Il fronte dei contrari, capeggiato da cinque Paesi del Consiglio di sicurezza ONU ad eccezione della Gran Bretagna, si è però rotto quando la Francia ha accettato il compromesso sull'opting out, una clausola grazie alla quale le nazioni firmatarie dello statuto possono "chiamarsi fuori" della giurisdizione della corte per 7 anni per quanto riguarda i crimini di guerra.
Dopo aver perso Parigi e Pechino come alleati, gli americani ci provano fino all'ultimo, proponendo un emendamento per cui la Corte non avrebbe potuto procedere, senza il consenso dello Stato di appartenenza, contro funzionari o agenti di un governo, che avessero agito mentre erano in regolare servizio.
"Sfortunatamente - aveva dichiarato nel primo pomeriggio il portavoce della delegazione americana, Charles Brown - , il testo non riflette le preoccupazioni degli Usa, anche per ciò che concerne la giurisdizione della Corte e il ruolo del procuratore". Secondo Brown, Washington aveva appoggiato con decisione la conferenza diplomatica ed era, quindi, fiduciosa "in una via d'uscita soddisfacente". Soddisfacente significa l'inclusione nell'opting out anche dei crimini contro l'umanità e non prevede una figura di procuratore indipendente.
Nella proposta del Canada Philippe Kirsch, a capo del comitato, invece, il procuratore può avviare l'azione giudiziaria, così come può fare un Paese o il Consiglio di sicurezza dell'ONU. Per istituire un processo, la corte avrà comunque bisogno dell'approvazione dello Stato in cui è stato commesso il crimine o di quello di provenienza dello indagato. Qualcosa in meno, quindi, delle aspettative di Washington, che pretende di opporre il veto, senza interferenze, a qualsiasi processo contro cittadini americani.
Tra i delusi del testo finale c'è anche l'India, che non è riuscita a superare le resistenze dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza a comprendere tra i crimini di guerra anche l'uso delle armi nucleari. E margini flessibili sono stati lasciati per quanto riguarda il giudizio dei delitti commessi nel corso dei conflitti armati interni a una nazione, i più comuni negli anni Novanta.
Da oggi, dopo la cerimonia conclusiva in Campidoglio, comincia la procedura di ratifica del testo da parte dei governi. Solo la firma sancirà la vera adesione allo statuto, che fino ad Ottobre rimane presso il governo italiano, per poi passare al palazzo di Vetro, a New York, fino al Dicembre del 2000. Si potrà, comunque, firmare anche successivamente. Per la creazione del tribunale, all'Aja, bisognerà attendere i primi anni del prossimo secolo.