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Conferenza Tribunale internazionale
Palumbo Stefano - 23 settembre 1998
AVVENIRE SABATO, 18 LUGLIO 1998

DELUSI AMNESTY INTERNATIONAL E ONG

"UN TRIBUNALE DEBOLE, TROPPE LIMITAZIONI E PROFUGHI IGNORATI"

i segni delle trattative non stop degli ultimi due giorni sono visibili sui volti dei delegati. Alcuni di loro, oltre ad essere spossati, sono anche visibilmente contrariati. Sono i rappresentanti di Amnesty International, presenti alla Conferenza nella Coalizione di 260 Organizzazioni non governative (Ong): "Con questa corte è nato un bambino zoppo, - afferma il segretario generale, Pierre Sane - potevamo vederne uno sano. Ora bisogno cercare di rimediare agli inconvenienti". Sane riconosce che il trattato è stato negoziato in condizioni molto difficili "perché, - sostiene - nonostante la maggioranza fosse favorevole a un tribunale efficace, non è riuscita ad imporsi sui paesi contrari al progetto". Secondo il segretario di Amnesty lo scopo della corte doveva essere quello di prevenire i crimini, mentre invece "la preoccupazione è stata quella di proteggere i criminali dalle imputazioni". Oltre alle limitazioni dovute all'opting out e alla richiesta di consenso al paese di origine dello indagato e alla nazi

one dove viene commesso il crimine, Amenesty non accetta il fatto che non venga data possibilità alle vittime di ricorrere al tribunale dal Paese dove si trova in custodia (come nel caso dei profughi).

Al commento di Sane si aggiunge quello di William Pace, coordinatore della Coalizione delle Ong: "dubitiamo che quello della conferenza sulla creazione di una corte penale internazionale sia un risultato storico. - Dichiara - Questo trattato non è una vittoria, ma bisogna anche considerare che per le cinque potenze del mondo rappresenta una sconfitta". Severo anche il giudizio di Richard Dicker, di Human Rights Watch, che afferma: "Evitiamo almeno di dare un passaporto ai criminali di guerra. Faremo di tutto perché questa corte monca agisca come deve, ovvero renda giustizia alle vittime".

Più morbidi i toni di Marino Busdachin, segretario generale di "Non c'è pace senza giustizia", che riconosce che non c'è una posizione comune di tutte le Ong: "Questa corte - dice - ha tutti i requisiti per essere efficace. La "proposta Kirsh" va sostenuta e dobbiamo accettare la sfida di far funzionare il tribunale. In fondo, questa bozza è un successo rispetto a quei paesi che sono venuti qui solo per boicottare la corte". Dello stesso parere la commissaria europea, Emma Bonino, per la quale "il compromesso raggiunto è più che accettabile". Una sorta di punto di partenza per la Bonino, che si dice particolarmente soddisfatta "perché il testo prevede una tutela senza ambiguità del personale umanitario ed esclude la pena di morte". Soddisfatto anche Umberto Leanza, rappresentante dell'Italia alla Conferenza, che giudica lo statuto "equilibrato". Oggi alla conclusione dei lavori sarà presente anche il Segretario Generale dell'ONU, Kofi Annan.

 
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