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Conferenza Tribunale internazionale
Palumbo Stefano - 23 settembre 1998
AVVENIRE SABATO, 16LUGLIO 1998

ALLA VIGILIA DELLA CHIUSURA DELLA CONFERENZA NON SI SANA LA FRATTURA SUL NUOVO TRIBUNALE PENALE

CORTE ONU, GLI USA NON CEDONO

"NO ALLA GIURISDIZIONE UNIVERSALE PER IL PROCURATORE"

Alla vigilia della conclusione dei lavori della Conferenza di Roma, che dovrebbe portare alla costituzione del Tribunale penale internazionale, la posizione di chiusura degli Stati Uniti resta immutata. Mentre l'India chiede di introdurre l'uso di armi nucleari fra i crimini perseguibili.

"Un tribunale penale internazionale senza gli Stati Uniti, sarebbe uno strumento di nessun valore", il messaggio lanciato ai delegati dei 156 paesi riuniti alla sede della Fao dal capo della delegazione americana, David Scheffer. Gli Usa si oppongono al principio della giurisdizione universale, difendendo la propria sovranità nazionale: il vice ministro degli Esteri americano, Stuart Eizenstat, ha sottolineato gli impegni passati dell'America nel campo della giustizia internazionale, citando le iniziative contro i crimini nella ex Jugoslavia e in Ruanda.

Sul documento conclusivo dei lavori, che doveva essere presentato nella notte, gli Usa sperano di poter giungere a un accordo: "nel momento in cui ratificano lo statuto, accettano automaticamente lo statuto della Corte. Non vogliamo ratifiche senza senso".

Intanto l'India ha presentato ieri un emendamento in cui si chiede di introdurre l'usa delle armi nucleari tra i crimini che la Corte dovrà perseguire. Una posizione che è stata condivisa dal capo della delegazione egiziana Saied El Masky.

Tra i delitti di cui il nuovo organismo giudiziario dovrebbe occuparsi figura anche quello della violenza sessuale nel corso di conflitti armati e delle "gravidanze forzate". Robert Araujo, consulente legale della Rappresentanza permanente della Santa Sede, esprime la preoccupazione del Vaticano per l'uso di questa terminologia, temendo che possa legittimare l'aborto. "Nell'ambito del diritto internazionale - ha ricordato Araujo - esistono meccanismi per la difesa legale delle donne che hanno subito violenza e degli eventuali bambini nati in seguito a tale violenza".

Da Montecitorio, il vice presidente del Consiglio Walter Veltroni ha ribadito l'impegno dell'Italia "per la soluzione pacifica dei conflitti e per il completamento di un sistema penale per sanzionare i crimini di estrema gravità". Una delegazione di Amnesty Internazional ha chiesto invece al ministro degli Esteri, Lamberto Dini, un impegno su tre fronti: riconoscimento dello stesso grado di gravità per i crimini commessi durante conflitti interni così come per quelli internazionali; autonomia della Corte per il giudizio sui casi di genocidio e sui crimini contro l'umanità; un procuratore libero da interferenze politiche. Al governo italiano il leader del movimento dei diritti civili, Franco Corbelli, chiede invece di sostenere la candidatura di Marco Pannella per la presidenza del Tribunale Internazionale.

Domani sera proprio i radicali cominceranno una veglia "con maratona oratoria in tutte le lingue", che si protrarrà fino alla fine della Conferenza: l'obiettivo è denuncia rivolta ai mezzi di informazione, accusati di negare l'identità dei radicali.

 
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