ANNAN HA VOLUTO ESSERE PRESENTE DI PERSONA ALLA SIGLA DEL TRATTATO
IL SEGRETARI ONU "PASSO GIGANTESCO"
Kofi Annan doveva essere in Guatemala, ieri. E per arrivare al momento della firma di Roma il segretario generale delle Nazioni Unite ha cancellato gli impegni precedenti. Questo segnala due cose: la soddisfazione per il risultato ottenuto, ma anche la prudenza con cui , fino a ieri, guardava ai lavori della Conferenza. Arrivare in Italia e non trovare l'accordo sarebbe stato imbarazzante, così la decisione è stata rimandata fino all'ultimo. Ma durante la cerimonia al Campidoglio non nasconde la sua contentezza.
Prima di questa firma, dice Annan, l'unica giustizia internazionale era quella applicata dai più forti, una sorta di "giustizia dei vincitori". E questo poteva essere detto anche nel caso dei tribunali ad hoc, come quello per l'ex Jugoslavia o per il genocidio del Ruanda. Ma "ora grazie al lavoro degli Stati che hanno partecipato alla Conferenza, abbiamo un Tribunale permanente".
E questo per l'ONU ha un "significato speciale: e non dimentichiamo che la nostra organizzazione ha le sue origini nella lotta contro regimi colpevoli di assassinio di massa su larga scala". Ma ora "la creazione della Corte è un regalo di speranza per le generazioni future, un grande passo nel cammino verso i diritti umani universali e verso il regno della legge".
Segretario generale, come valuta questa firma?
"Quello che abbiamo fatto è un passo gigantesco. Qualcosa che solo qualche anno fa nessuno avrebbe pensato possibile".
Crede che l'assenza degli americani fra i paesi aderenti possa far perdere significato a questo trattato?
"Spero che gli Stati Uniti e le altre nazioni, dopo che avranno visto la Corte a lavoro, saliranno a bordo. Mi dispiace che per ora non sia stato possibile superare le differenze ma spero che le posizioni americane non siano definitive".
Molte organizzazioni non governative hanno sottolineato che la contestata clausola del così detto "opt out", quella che permette ai paesi per sette anni rinnovabili di sottrarsi alla competenza della Corte per ciò che riguarda i crimini di guerra, indebolisce il Tribunale. Che cosa ne pensa?
"Non sono d'accordo completamente. Qualcuno avrebbe voluto uno statuto più forte. Ma non viviamo in un mondo perfetto, e questo non deve sminuire il risultato raggiunto. Adesso abbiamo un documento che è credibile, forte, un testo che ci permette di fondare un Tribunale, e chiediamo a tutti i governi di lavorare insieme per farlo funzionare".