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Conferenza Tribunale internazionale
Palumbo Stefano - 2 ottobre 1998
IL MESSAGGERO DOMENICA, 19 LUGLIO 1998

"ORA I CRIMINI NON RESTERANNO IMPUNITI"

ESULTA IL SEGRETARIO GENERALE DELL'ONU, ANNAN: GRANDE RISULTATO PER LE NUOVE GENERAZIONI

"STRUMENTO DAL FORTE POTERE DETERRENTE"

Di: Roberto Livi

Il testo dello Statuto "benedetto" ieri dal segretario dell'ONU, Kofi Annan, "è sufficientemente forte da garantire il funzionamento della Corte penale internazionale". Ovvero per assicurarle la possibilità di perseguire e punire chi si sia reso responsabile di genocidio o si macchi contro l'umanità, di guerra e di aggressione. Il futuro Tribunale avrà dunque un effettivo "potere di deterrenza". E questo il parere della professoressa di Diritto penale (all'università Luiss di Roma), Paola Severino, che ha svolto un importante ruolo tecnico all'interno della delegazione italiana, una delle più decise e impegnate a battersi per far nascere la Corte penale internazionale.

Quali sino i punti qualificanti della Corte internazionale?

"L'aver definito un elenco completo e significativo dei crimini contro l'umanità, inserendovi il reato di aparthaid, di gravidanza imposta, di sterilizzazione forzata, in modo da sanzionare l'uso della violenza contro le persone al fine di attestare la supremazia di un etnia, di una razza o di una forma di religione. Passi avanti sono stati fatti anche sul piano dei principio sostanziali: ad esempio il riconoscimento della responsabilità del superiore per i fatti criminali addebitati ad un suo subordinato, gerarchico o militare. Importante è anche l'aver escluso le immunità derivanti dal Diritto internazionale al Paese al quale appartiene l'imputato: altrimenti i capi di Stato o i premier non potrebbero essere soggetti alla giurisdizione della Corte".

Dunque la Corte potrà avere una reale funzione deterrente?

Certo vi sono state mediazioni. Ma credo che si sia riusciti ad assicurare alla Corte internazionale il massimo di capacità di deterrenza possibile in questa fase. Lo Statuto approvato infatti è forte anche perché è modificabile in modo da inserirvi anche reati per ora non compresi. E stato davvero un grande passo avanti verso la difesa dei diritti umani. Pensi solo alla difficoltà di carattere tecnico: creare un codice penale e di procedimento penale mettendo d'accordo 162 Paesi di culture giuridiche e penali anche completamente diverse.

E, per di più, per dar vita ad una Corte che abbia poteri sovrannazionali internazionali. Quest'ultimo fatto è visto da alcuni Stati come una limitazione della loro sovranità nazionale".

Si riferisce agli Stati Uniti che hanno votato contro lo Statuto?

"Le obiezioni degli Stati Uniti sono state di carattere tecnico politico, anche contro l'indipendenza del Procuratore. Ma la loro posizione, a mio avviso, sottende una volontà di non sottoporsi a un'effettiva giurisdizione della Corte penale internazionale. Insomma un ostilità di carattere politico".

Nonostante i compromessi proposti?

"E' vero, vi sono stati alcuni compromessi. Ma la mediazione raggiunta è soddisfacente. Nello Statuto si è mantenuta l'indipendenza del Procuratore, il quale ha poteri di iniziativa motu proprio, ovvero di iniziativa autonoma che scatta quando uno Stato aderente al Tribunale internazionale non abbia potuto, o voluto, attivare un procedimento nei confronti di un proprio concittadino, accusato di crimini contro l'umanità. Vi è un principio di complementarietà, per evitare, tra l'altro, che vengano utilizzati, da parte di qualche Stato membro, processi farsa per sottrarre i propri concittadini alla giurisdizione della Corte internazionale".

 
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