PER IL TRIBUNALE ONU 120 PAESI FIRMANO A ROMA
ANNAN: "UN SUCCESSO PER LA GIUSTIZIA"
APPELLO AGLI USA : "NON POTETE MANCARE
Lo statuto adesso c'è. I potenziali criminali di guerra sparsi sulla terra sanno che, d'ora in poi, la possibilità di farla franca, di rimanere impuniti per le loro violenze su civili inermi si ridurrà notevolmente. E nato ufficialmente ieri in Campidoglio ed è stato tenuto a battesimo dal Segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, giunto appositamente a Roma. L'atto fondamentale per la creazione del Tribunale penale internazionale con sede all'Aja, una sorta di Norimberga permanente competente a giudicare genocidi, crimini contro l'umanità, crimini di guerra e aggressione qualora lo Stato interessato non vuole o non può esercitare la propria azione penale. Lo statuto porta in calce le firme dei Paesi che lo hanno votato nella serata di venerdì: 120 Paesi contro 21 astenuti e 7 contrari. Tra questi ultimi, Paesi decisivi per gli equilibri mondiali come Stati Uniti, Cina, India e Israele che potranno sempre cambiare idea fino al 31 Dicembre del 2000, cioè fino a quando il testo rimarrà aperto per la
firma al Palazzo di Vetro di New York. Gli Stati Uniti hanno dichiarato di non accettare il concetto di giurisdizione universale: un cittadino americano, per loro potrà essere processato soltanto negli Usa. Israele che, per il suo triste passato di vittima di genocidi e odio razziale, avrebbe dovuto essere tra i primi a sostenere l'iniziativa, non ha accettato che tra i crimini vi sia anche l'insediamento su territori occupati. La Cina ha vista minacciata la sua sovranità nazionale, mentre l'India, avrebbe voluto includere anche le aggressioni nucleari nell'elenco dei crimini. Kofi Annan si è detto, tuttavia, fiducioso in un mutamento di posizione (del resto anche Francia e Regno Unito all'inizio della conferenza erano contrari). "Spero che la posizione degli Stati Uniti non sia definitiva", ha commentato Annan che ha avuto parole di apprezzamento per il lavoro della conferenza riunita a Roma per cinque settimane sotto la presidenza dell'ex ministro della Giustizia , Giovanni Conso.
La macchina organizzativa del Tribunale internazionale partirà soltanto due mesi dopo la ratifica dello statuto da parte di almeno 60 Stati. Solo allora cominceranno le operazioni di nomina dei 18 giudici che rimarranno in carica 9 anni e solo allora verrà creata la struttura (non meno di 200 persone) e definiti gli strumenti di indagine della Corte. Ma già a settembre una commissione delle Nazioni Unite metterà a punto i regolamenti di procedura e le norme relative ai crimini, una sorta di codice di procedura penale per la nuova forma di giurisdizione internazionale.
C'era forse chi avrebbe voluto dare alla Corte poteri più forti ma il Segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan e il ministro degli Esteri italiano Lamberto Dini (che ha apposto per primo la firma sotto lo statuto) hanno apprezzato lo sforzo raggiunto dai Paesi così detti "like-minded" che fin dal '94 si erano detti favorevoli alla Corte internazionale quali l'Italia, il Canada, l'Olanda e l'Australia. Lo ha spiegato ieri il capo della delegazione italiana alla conferenza diplomatica Umberto Leanza, capo dell'ufficio del contenzioso diplomatico della Farnesina. "Abbiamo, a spiegato Leanza, quel tanto indispensabile a ottenere la maggioranza dei due terzi necessaria per approvare lo statuto".
Kofi Annan ha sottolineato il "passo gigantesco sulla via della giustizia" compiuto a Roma e si è rammaricato che "non tutte le divergenze siano state sanate". "Molti di noi, ha aggiunto, avrebbero voluto una Corte con maggiori poteri ma il risultato ottenuto non va minimizzato; abbiamo un documento credibile e chiediamo a tutti i Governi di lavorare per farlo funzionare". Anche Dini ha sottolineato come "non tutto quello che alcuni di noi avevano sperato si trova nello statuto" ma, ha aggiunto, "si deve riconoscere che la Corte avrà i caratteri di efficacia, indipendenza autorevolezza commisurati ai compiti che la attendono". Dini si è augurato che "nel corso del tempo anche la firma degli Stati Uniti arrivi".
Soddisfatto il presidente del Consiglio Romano Prodi, che ha messo in luce gli sforzi compiuti dal Governo italiano. Soddisfatto Giovanni Conso ("abbiamo contribuito a scrivere una pagina di storia"). Il commissario europeo Emma Bonino, attiva sostenitrice dell'iniziativa e il sindaco di Roma , Francesco Rutelli, che in Campidoglio ha tenuto a battesimo il nuovo "Trattato di Roma", quarant'anni dopo quello istitutivo della Comunità europea.