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Conferenza Tribunale internazionale
Palumbo Stefano - 19 ottobre 1998
IL TEMPO SABATO, 18 LUGLIO 1998

NELLA NOTTE LA VOTAZIONE SULLO STATUTO DELLA PRIMA CORTE PENALE INTERNAZIONALE, FRUTTO DEI COMPROMESSI. SCONFITTI GLI USA

IL TRIBUNALE DEL MONDO NASCE MONCO

IL PROCESSO POTRA' RINVIATO SU RICHIESTA DEL PAESE INTERESSATO O DALL'ONU

Un compromesso accettabile per chi lo considera comunque un primo passo, uno statuto con troppi limiti per chi voleva di più. Il testo messo a punto dal comitato di presidenza (presieduto dal canadese Philippe Kirsch) della conferenza per un tribunale penale internazionale, in corso alla Fao a Roma, è arrivato dopo settimane di discussioni e mediazioni e nella notte è stato sottoposto alla votazione dell'assemblea plenaria dopo che in serata è stato approvato per acclamazione dal comitato d'insieme, con gli Stati Uniti incerti fino alla fine sulla propria adesione. Stamattina è comunque prevista la firma in Campidoglio.

Accanto a genocidio, crimini di guerra e contro l'umanità viene inserito anche il crimine di aggressione, su richiesta dei Non Allineati. Inoltre, ed è uno degli elementi di polemica, la Francia (che insieme agli Usa ha posto i maggiori ostacoli) è riuscita a far inserire la così detta clausola "dell'opting out", in base alla quale i Paesi firmatari dello statuto possono chiamarsi fuori dalla giurisdizione della Corte per i crimini di guerra per un periodo di sette anni. La moratoria però non includerà i crimini contro l'umanità, come era stato chiesto dagli Usa. "L'opting out" è stato proposto dal Giappone con un limite però di dieci anni, poi abbassato, ed è uno dei punti difficilmente condivisibili dagli Usa, che fin dall'inizio si sono detti contrari a qualunque giurisdizione sui loro cittadini.

Un punto importante, osteggiato dall'inizio dagli Usa, è quello del procuratore indipendente: potrà avviare l'azione giudiziaria, dovrà però essere autorizzata da una commissione di giudici (analoga al gip della giurisdizione italiana) e il Consiglio di Sicurezza dell'ONU potrà decidere il blocco dell'azione penale per dodici mesi, rinnovabili senza limiti. Nel caso dei Paesi non firmatari il processo potrà essere avviato solo grazie alla approvazione del Paese in cui è stato commesso il crimine o di quello di provenienza dell'indagato.

Gli Usa si dicono insoddisfatti, da Parigi il portavoce del ministero degli Esteri annuncia invece l'adesione dello Statuto. Un compromesso più che accettabile, pur con l'amaro in bocca, è il commento di Emma Bonino, commissario europeo per gli aiuti umanitari e capo della delegazione UE alla conferenza. "Questo compromesso, ha detto, ha il merito indiscutibile se sarà approvato, di permettere la nascita di una corte penale internazionale indipendente ed efficace".

Le organizzazioni non governative non hanno un giudizio unanime. William Pace, coordinatore delle 260 ONG, dubita che sia un risultato storico ma aggiunge: "Questo Trattato non è una vittoria però bisogna considerare che per le cinque potenze del mondo rappresenta una sconfitta". Marino Busdachin, di "Non c'è pace senza giustizia" e del Partito Radicale, lo considera un chiaro successo: "L'alternativa era tra questo tribunale e nessun tribunale", ma non si può dar torto a Patrick Baudouln, della federazione internazionale della Lega dei Diritti dell'Uomo, quando si dice scioccato dalla moratoria di sette anni: "Si ha il diritto di uccidere per altri sette ani e ciò viene sancito in un trattato internazionale". "In fondo quello che nascerà a Roma è un bambino zoppo: bisogna vedere se con gli anni potremo sanare questo problema" ha detto Pierre Sane, segretario internazionale di Amnesty International.

La bozza sembra destinata ad essere approvata. Sarebbero almeno 100 su 160 i Paesi d'accordo.

Nella notte il voto decisivo.

 
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