APPROVATA A ROMA LA BOZZA DEL NUOVO TRATTATO CHE NON PREVEDE I LIMITI CHIESTI DA WASHINGTON
LA CORTE ONU NASCE MALGRADO IL NO USA
LA Corte penale dell'ONU è nata nonostante l'opposizione degli Stati Uniti. Il suo compito sarà di perseguire i genocidi, i crimini di guerra, di aggressione e quelli contro l'umanità. La delegazione americana ha cercato fino all'ultimo di fare approvare degli emendamenti che dessero agli Stati la possibilità di limitare l'azione del tribunale. Ma le proposte sono state respinte a larga maggioranza e la bozza di statuto è stata approvata per acclamazione dal comitato d'insieme. Nella notte il testo è stato votato anche dall'assemblea plenaria, presieduta da Giovanni Conso. Dopo la Gran Bretagna, anche la Francia ha abbandonato il gruppo di opposizione capeggiato dagli Usa, portando così i 15 dell'Unione europea a votare uniti per la nascita del tribunale, che sarà ufficializzata oggi pomeriggio in Campidoglio. Sarà presente anche il Segretario Generale dell'ONU Kofi Annan, che ha interrotto una visita in Argentina per recarsi a Roma.
Per raggiungere l'accordo dopo cinque settimane di negoziati, il comitato presieduto dal canadese Philippe Kirsch ha dovuto inserire una clausola che lascia una scappatoia agli Stati più restii all'istituzione del tribunale: i Paesi firmatari potranno chiamarsi fuori per un massimo di sette anni dalla giurisdizione della Corte sui crimini di guerra. Una norma fatta su misura fatta per accontentare gli Stati Uniti, i quali chiedevano però la clausola "dell'opting out" anche per i crimini contro l'umanità e auspicavano una moratoria di almeno dieci anni. Gli Usa non hanno nemmeno gradito l'articolo del trattato che dà alla corte la facoltà di avviare un procedimento previo consenso del Paese cui è stato commesso il crimine o di quello di provenienza dell'indagato. Washington voleva che il parere della patria del sospettato fosse vincolante: il vero timore americano è infatti che i propri soldati impegnati in missioni all'estero diventino il bersaglio di accuse motivate da ragioni politiche. D'altra parte, acco
gliere la richiesta americana significava, come hanno rilevato le Organizzazioni non governative, dover chiedere il parere di Saddam Hussein per avviare un procedimento a suo carico.
La Corte avrà sede all'Aja e sarà composta da 18 magistrati (non più di uno per Paese) eletti per nove anni. Entrerà in funzione dopo che 60 Paesi avranno ratificato il trattato istitutivo. Disporrà di un ufficio del procuratore, di un collegio giudicante della fase pre-processuale, di un collegio di prima istanza e di uno di appello. L'azione penale potrà essere avviata dal suo procuratore (previa autorizzazione del collegio giudicante), da un Paese o dal Consiglio di sicurezza dell'ONU. Questo piò anche interrompere il lavoro della Corte per un periodo di un anno, rinnovabile.
Lo statuto presentato ieri contiene anche una descrizione dei crimini sui quali la Corte ONU ha la giurisdizione. Il crimine è di genocidio quando c'è l'intenzione di eliminare in parte o totalmente un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, anche tramite l'imposizione di condizioni di vita insostenibili, la prevenzione delle nascite in quel gruppo o il trasferimento di bambini da un gruppo a un altro. I crimini contro l'umanità, elencati per la prima volta in un trattato internazionale, sono quelli che mirano invece ad un attacco sistematico contro i civili, compresi l'aparthaid, la gravidanza forzata e scomparsa coatta di persone. I crimini di guerra rientrano nella giurisdizione del tribunale quando sono parte di un piano o di una politica mirata; se un soldato li commette in esecuzione di un ordine, non sarà perseguito, a meno che l'azione non sarà palesemente illegittima. Il crimine di aggressione rientrerà nelle competenze del tribunale solo dopo che ne verrà data una definizione accettabile. L
a Corte non potrà invece punire l'uso delle armi nucleari, non essendo stata accolta la proposta indiana di considerarlo un crimine di guerra.
L'approvazione del testo è stata salutata come "un avvenimento di portata storica" dal ministro degli Esteri italiano Lamberto Dini, che ha aggiunto come la comunità internazionale avesse perseguito questo traguardo per oltre 50 anni.