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L'UNITA' SABATO, 18 LUGLIO 1998

LA LUNGA MARCIA VERSO IL "SI"

L'ITALIA LA SPUNTA SUI GRANDI

BONINO SODDISFATTA: TUTELATA L'INDIPENDENZA DEL PROCURATORE

Di: Toni Fontana

Occhi annebbiati dal sonno, facce lese dopo una notte o quasi di limature e discussioni. Tra i primi ad arrivare al palazzo della Fao, Emma Bonino. Tra i rappresentanti delle Ong, la "falange" delle organizzazioni non governative (sono oltre 800, 250 delle quali accreditate alla conferenza), si anima il dibattito. Bill Pace capo della coalizione gira pensoso. La domanda che gira di bocca in bocca è: chi ha vinto? Chi vincerà? I Grandi che difendono gli assetti e le regole già esistenti, i sessanta, tra cui italiani, che vogliono ridiscutere proprio quelle regole? Si sa che la battaglia è stata durissima e senza esclusione di colpi.

Ci sono paesi poveri e marginali che dipendono dagli aiuti e sono ricattabili, invidie e ripicche tra i potenti, aspiranti Grandi come il Giappone che ha fatto da portavoce delle potenze. C'è l'India che, dopo aver allarmato il mondo con i test nucleari, a mandato a Roma emissari per contestare il monopolio dei Cinque e ne ha fatto una bandiera. Ci sono gli arabi che volevano imporre la pena di morte tra quelle previste dalla Corte. C'è insomma uno spaccato del mondo, dei suoi problemi, e dei rapporti di forza che lo regolano. La bozza Kirsch gira fin dalla notte precedente, è frutto di un compromesso che divide gli animi, soddisfa alcune aspettative e ne annulla altre.

Ed Emma Bonino, dopo aver mediato un giudizio assieme ad alcuni collaboratori, a rompere il ghiaccio scendendo nell'arena, la commissaria Europea compare nella sala stampa letteralmente presa d'assalto dai giornalisti di tutto il mondo ed in particolare dagli americani, Cnn compresa.

Il testo, dice Bonino, "costituisce un compromesso più che accettabile. Seppure al prezzo di qualche concessione che lascia un po' l'amaro in bocca, questo accordo ha il merito indiscutibile, se sarà approvato, di permettere la nascita di una Corte penale internazionale indipendente ed efficace".

Secondo la commissaria europea "se il voto confermerà il consenso che sempre emerge, la Corte avrà un procuratore indipendente in grado di iniziare procedimenti di sua propria iniziativa manterrà un rapporto organico, ma non subordinato, con il consiglio di sicurezza e avrà competenza diretta sui crimini di genocidio, crimini di guerra e contro l'umanità". Bonino sa che alcuni obbietteranno, si diranno delusi per il compromesso raggiunto: "Certo, aggiunge, un testo che risulti accettabile alle delegazioni di gran parte dei Paesi che partecipano alla conferenza, non può essere una sintesi di esigenze e posizioni negoziali distinte e spesso contrapposte. Le ambizioni di molti si sono dovute ridimensionare, ad esempio per quanto riguarda certi aspetti della giurisdizione sui crimini di guerra". Poi ripete che si sta profilando un "compromesso costoso, ma accettabile" ma che può mettere fine una volta per tutte ai tentativi ormai scontati di quella delegazione che, da cattivi perdenti, fino all'ultimo momento in

sistono a fare dell'ostruzionismo la loro unica bandiera". L'appunto è indirizzato al capo della delegazione americana, David Scheffer, sparito dal palazzo da alcune ore per preparare gli emendamenti che saranno presentati più tardi all'assemblea plenaria.

Nel palazzo ci sono altri americani, come Richard Dickler, rappresentante di Human Rights Watch, che, alzando il tono della voce, mentre Emma Bonino sta parlando circondata da una selva di microfoni, per annunciare la conferenza stampa delle Ong. Qui come, spiega Bill Pace presentando i numerosi ospiti (ad ascoltarli ci sono centinaia di giornalisti), ci sono differenti opinioni". Pierre Sanè, senegalese, presidente di Amnesty International che attacca il compromesso. "Hanno vinto gli apparati militari dela difesa, coloro che chiedono l'impunità per uccidere" dice Sanè riferendosi ai sette anni concessi ai Grandi e ai paesi che non intendono accettare la giurisdizione sui crimini di guerra. Sanè mette in guardia contro i rischi che il Consiglio di sicurezza possa avere la meglio.

Bill Pace interviene spiegando che su alcuni punti controversi "c'è il disappunto di tutti", ma aggiunge che occorre riconoscere "i grossi risultati raggiunti ad esempio nella punizione dei reati sessuali, nel riconoscimento dei diritti delle vittime". Marino Busdachin, esponente del comitato "Non c'è pace senza giustizia" conferma che non vi è un opinione comune tra i presenti e, in sintonia con Bonino, definisce "uno strumento utile" il Tribunale che sta per nascere perché il Procuratore "può agire e non è stata prevista la pena di morte. Il francese Patrick Baudouin, rappresentante della federazione internazionale della Lega per i Diritti dell'uomo definisce "vergognoso" l'atteggiamento di Parigi, che per sedare le pressioni dei militari ha finito per appoggiare Washington.

 
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