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Conferenza Tribunale internazionale
Palumbo Stefano - 21 ottobre 1998
LA REPUBBLICA SABATO, 18 LUGLIO 1998

NASCE IL TRIBUNALE DELL'ONU

ACCORDO IN EXTREMIS, MA GLI USA RESTANO FUORI

APPROVATA DOPO UN NEGOZIATO DI UN MESE LA BOZZA DELLO STATUTO

OGGI KOFI ANNAN A ROMA PER ASSISTERE ALLA CERIMONIA DELLA FIRMA

Di: Giampaolo Cadalanu

Il tribunale penale internazionale si farà. Alla fine di un negoziato febbrile, i delegati riuniti al palazzo della Fao hanno trovato l'accordo sulla bozza del canadese Kirsch, posando la prima pietra per la costituzione di una Giustizia mondiale. E la Corte delineata nei colloqui di Roma sarà autonoma e forte, a sufficienza per fare da deterrente contro i genocidi, i crimini di guerra, i delitti contro l'umanità, le aggressioni. Dopo un mese di trattative pigre all'inizio e poi sempre più concitate, di aggiustamenti millimetrici, di alchimie e miracoli diplomatici, l'abilità del canadese Philippe Kirsch e la testarda determinazione dei "like-minded", i paesi sostenitori, hanno ottenuto il risultato.

Bocciata negli ultimi minuti una nuova richiesta di emendamenti presentata dagli americani, la bozza di trattato in 116 articoli (più bis, ter e addendum vari) ha avuto l'okay del comitato preparatorio, per poi passare all'approvazione definitiva nell'assemblea plenaria (con 120 paesi a favore, 21 astenuti, e voto contrario degli Stati Uniti, Filippine, India, Israele, Sri Lanka e Turchia). Resta l'amaro in bocca per il no degli Usa: annunciato, forse inevitabile, comunque sgradito per tutti. Ma la delegazione guidata da Richard Scheffer ha valutato insufficienti le garanzie per i militari americani sparsi per il mondo, e a preferito restare fuori.

Pensare che Kirsch aveva accettato di introdurre una clausola di moratoria, che consente agli Stati Uniti di aderire al trattato ma lasciarne l'efficacia "sospesa" per sette anni, per ciò che riguarda i crimini di guerra. E fra sette anni, una nuova conferenza permetterà ai più nuovi critici ripensamenti. Per i francesi, anch'essi dubbiosi fino a ieri, le modifiche sono state sufficienti: "Sapevamo che Babbo Natale avrebbe avuto qualcosa per noi", ha detto il capo delegazione, Marc Perrin de Brichambaut, che le agenzie descrivono addirittura "deliziato" dalla bozza.

Anche il nodo dei poteri di autonomia concessi al procuratore, una specie di mina vagante delle trattative è stato sciolto: il si di un via libera dal Consiglio di Sicurezza per iniziare l'azione penale, ma sarà invece il direttorio dell'ONU a dover bloccare, se ritiene, l'iniziativa del magistrato. Quest'ultimo, così, acquista maggiore indipendenza: per fermare la sua azione sarà necessario non più il veto di un solo membro, ma la decisione di tutti. E questo blocco verrà per dodici mesi, dopo di che dovrà essere rinnovato: operazione non sempre possibile, considerando gli equilibri diplomatici che governano le decisioni del Palazzo di Vetro.

Il canadese Kirsch, da buon diplomatico, ha aspettato l'ultimo momento per aggiungere correzioni e rifiniture, ma anche per costringere i delegati a una decisione secca. Prendere o lasciare, sottoscrivere il trattato o rimetterlo tutto in discussione, annullando così le "conquiste" normative messe a segno e rischiando pure di lasciare Roma con un nulla di fatto.

Il compromesso raggiunto non ha soddisfatto completamente le Organizzazioni non governative: mentre "Nono c'è pace senza giustizia", uno dei gruppi promotori della Corte, ha accolto bene la bozza ("Sarà un Tribunale efficace: meglio questo che nessun tribunale", ha detto Marino Busdachin segretario generale del comitato). "Non ho mai creduto che fosse in dubbio l'accordo finale. Ma, politicamente, era possibile ottenere qualcosa di meglio", dice Pierre Sane, presidente dell'organizzazione per i diritti umani. "Invece così il bambino è nato, ma zoppo. Bisognava pensare a quante vite potevamo salvare, invece abbiamo visto trattative in cui la preoccupazione era come difendere i soldati". Anche per Human Rights Watch si poteva fare di più: la norma che prevede l'assenso dello statuto di nazionalità, o quello dove il delitto è stato commesso, per processare un criminale è troppo restrittiva". Positivo invece il giudizio di Emma Bonino: un trattato "più che accettabile". E soddisfazione c'era anche all'Alto comm

issariato ONU per i rifugiati, che voleva l'allargamento della categoria "crimini di guerra" ai conflitti interni, i più comuni in questi anni, e per l'applicazione della tutela anche agli operatori umanitari, risultati conseguiti entrambi.

Il ministro degli Esteri Lamberto Dini è entusiasta di quello che definisce "un avvenimento storico", ed è ancora più soddisfatto di annunciare che Kofi Annan ha cancellato gli altri impegni in America Latina per venire oggi alla cerimonia della firma.

 
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