In tutti gli altri partiti ci s'iscrive per ragioni chiare quanto inconfessabili. Al Pr c'è tutto da perdere, niente da guadagnare. Se si ha un lavoro, l'iscrizione al Pr è solo un handicap. Se non lo si ha, si è esclusi dalle lottizzazioni.

Come nel PCI trent'anni fa...

Insomma bisogna essere proprio fuori del normale per farlo. O perfettamente normali se la ragionevolezza fosse un valore riconosciuto ed apprezzato.

Un racconto delle "perverse" ragioni che spingono a prendere la tessera radicale, magari in aggiunta all'adesione ad altra ragione sociale, porterebbe alla luce una umanità sconosciuta.

Di un racconto parlo, cioè delle diverse, anomale, singolari e quindi vere storie che si leggono tutte d'un fiato.

Ognuno di noi ha in un angolo, sommerso fra tante sopportazioni, il sogno di un'altra esistenza.

Portarlo alla luce è difficile.

Ne siamo capaci, così...telematicamente?