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Partito Radicale Jean-Luc - 26 gennaio 1990
IL FILO DEL RAGIONAMENTO
"FEDERALE" DI JACQUES DELORS

Riproducco qui l'editoriale di Emmanuele Gazzo apparso su "Agence Europe" del 25 gennaio '90 per la chiarezza dell'analisi del ragionamento attuale di Delors.

Le circostanze hanno voluto che, dopo aver pronunciato il 17 gennaio davanti al P.E. il suo discorso-programma, Jacques Delors sia stato indotto a riprenderne e precisarne certi punti nei giorni immediatamente seguenti, in ambiti peraltro molto diversi: la prima volta nel corso della riunione informale dei ministri degli esteri che si è tenuta il 20 gennaio a Dublino, e la seconda martedi' sera nell'emissione "l'ora della verità" di Antenne 2.

A Dublino, Delors non ha evidentemente ripreso in mode esplicito le proprie idee in merito all'evoluzione indispensabile ed urgente della Comunità verso "una vera federazione". Ma davanti alla stampa, ha precisato che la riunione ministeriale aveva permesso di "scavalcare" quella che si chiama la "zona grigia" fra la politica comunitaria e la cooperazione politica. Seguendo una logica rigorosa, questo vuol dire precisamente che la Comunità deve avere un'"armature politica" che ancora non ha, per far fronte alle nuove responsabilità che deve assumere in seguito ai cambiamenti intervenuti in Europa centrale e orientale. Stranamente, secondo certuni, codesti cambiamenti dovrebbero dettare invece un attegiamento di "wait and see" anche per quel che riguarda il processo d'integrazione in corso (compreso il progetto di unione economica e monetaria che invece, secondo Delors non è neppur più sufficiente per dare al tutto lo stimolo necessario). Ma già davanti al Parlamento Europeo il presidente della Commissio

ne aveva pronunciato la piccola frase che costituisce la chiave di lettura migliore del suo ragionamento (che evidentemente il ministro olandese Van der Broeck a Dublino non aveva capito). Delors infatti, dopo aver ricordato i movimenti all'Est e aver detto che "essi proiettano in primo piano la questione tedesca" aveva precisato perché questa costituisce un caso specifico", aveva concluso: "Potete cosi capire perché una volta precisata questa questione, molte idee preconcette possano sparire e tutto diventi chiaro: relazioni esterne della Comunità, architettura futura del continente". Aveva cosi rese d'un tratto evidente il carattere fondamentale del legame di "necessità politica" esistente fra un certo approccio del problema tedesco e l'acquisizione da parte della Comunità di una capacità reale di agire. Aveva infatti apena detto: "Ecco perché la Comunità deve cambiare velocità per quel che riguarda la costituzione istituzionale dell'Europa": una costruzione basata sulla fase federativa per i Dodici della

Communità (ma potrebbero essere meno di dodici ha precisato martedi' sera su Antenne 2) e su quella, successiva, per un più largo cerchio europeo (le cui frontiere rimangono da definire). Deve essere ormai chiaro a tutti che la stessa eventualità dell'unificazione tedesca puo' essere al tempo stesso un potente motore per il passaggio alla federazione, e un fattore di blocco dello sviluppo della Comunità, la cui esistenza stessa potrebbe essere messa in causa. Le dichiarazioni che Portugalov (consigliere di Gorbatchev) ha fatto oggi a "Bild secondo cui l'Urss non si opporrebbe all'unificazione tedesca ma che "una riunificazione nel caos non serve a nessuno" sono significative, ma andranno interpretate.

E' certo utile anzi necessario chiarire meglio i concetti di "federazione" e di "confederazione". Ma bisogna farlo senza spirito accademico o polemico: le cose sono in fin dei conti meno astruse di quanto certuni vogliono far credere. Quel che Delors ha dovuto fare soprattutto è spiegare parché, in questo contesto, il caso della RDT dev'essere considerato dai Dodici come "un caso a parte" (speciale o specifico, non è che una sfumatura). Lo è prima di tutto per delle ragioni obbiettive e evidente che è inutile ripetere qui. Ma lo è anche perche segue un'evoluzione "a parte". Non bisogna trarne la conclusione che si debba prospettare a priori una data soluzione accompagnata da un calendario preciso, visto appunto, che la situazione è fluida. Ma questa situazione va seguita con estrema attenzione, senza escludere alcuna ipotesi, e tenersi pronti a rispondere. Questo non vuol dire altro che aderire alla realtà e quindi, come diceva martedi' sera Delors "dire pane al pane". Bisognerebbe soprattutto evitare

di ricadere negli anni Cinquanta. Non è stato forse proprio il Parlamento francese ad aprire la strada al riarmo della Germania, silurando il progetto di difesa e di unione politica dell'Europa.

Emmanuele Gazzo

 
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