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Conferenza Partito radicale
De Andreis Marco - 9 febbraio 1990
Un altro iscritto
Mi iscrivo al Partito Radicale perché sta attraversando un periodo di debolezza. Mi pare che questa sua debolezza coincida con quella, grave, della democrazia italiana. Dunque nel rafforzare il primo, anche se nella minuscola misura di 1 a 50.000, spero di rafforzare anche la seconda.

Credo pure che questo sia il momento giusto per iscriversi. Difatti adesso non c'è alcuna fanfara, alcun glamour attorno a una scelta del genere. Mi pare di essere in compagnia di persone ordinarie, cosa cui tengo molto, e non necessariamente di aggregarmi a un circo di cantanti, attori, ballerine, premi Nobel, agenti segreti e così via. Dico questo senza alcun disprezzo per coloro che ho appena menzionato: anzi c'è bisogno che si iscrivano, o re-iscrivano presto, se questo obiettivo dei 50.000 deve essere raggiunto. E' solo un personalissimo fastidio per il livello patologico di commistione raggiunto in questo paese tra lo spettacolo e tutto il resto. A me lo spettacolo e la sua gente piacciono molto, mentre l'assorbimento in esso di tutto il resto mi fa paura.

Poi mi piace che il PR abbia deciso di non presentare più candidati alle competizioni elettorali nazionali. Poiché si è arrivati a dare per scontato, ad ammetterlo e a vantarsene, che la politica sia solo uno dei mezzi per ottenere soldi e potere, trovo giusto segnalare il mio apprezzamento per l'unica cosa che si muove palesemente in senso opposto.

Mi piace anche l'idea del partito transnazionale, che sta alla base di quello che ho ricordato nel precedente capoverso. Io vorrei tanto che l'Italia venisse governata da non-italiani e, guarda un po', l'integrazione europea è forse l'unico modo democratico per farlo - senza cioè che qualcuno ci invada o che un Hohenzollern sposi (pardon: sposasse) una Savoia.

L'assorbimento nostro in una giurisdizione più larga, i cui membri più forti sono più democratici (ed efficienti: ma mi sto convincendo che si tratta della stessa cosa) di noi, è l'unica speranza. L'unica speranza che abbiamo per liberarci di Andreotti e degli altri gerontocrati, per avere un servizio decente in banca, dei buoni telefoni, una giustizia degna di questo nome, per avere una legge anti-trust e una sull'Offerta Pubblica d'Acquisto.

Transnazionalizzandoci (22 lettere!), forse impareremo qualche altra lingua, imponendo così dall'esterno un minimo di concorrenza ai media e ai giornalisti italiani.

Aggiungo due righe per i pochi che sanno delle mie simpatie per il PCI e che ci rimarrebbero male, forse, se sorvolassi sulla cosa. E' ovvio che mi fa piacere che il PR cerchi di aiutare Occhetto a vincere la sua battaglia interna. La vicenda testimonia, se ancora ce ne fosse bisogno, che i radicali non sono molto ferrati in opportunismo: quale momento migliore di questo per menar botte al PCI? E invece no. Bel colpo, appunto.

Ma la cosa che ha più contribuito a questa mio piccolo sostegno al PR è tutt'altra. E' la convergenza tra un mio totale senso d'estraniamento dal paese di cui sono cittadino e in cui mi piacerebbe continuare a vivere e la scelta del PR di estraniarsi - in molti sensi, mi pare - dal paese in cui è sorto e ha combattuto le proprie battaglie politiche.

Tempo fa, ragionando con un amico ancora più estraniato di me, si diceva che le uniche cose cui varrebbe la pena di aderire oggi sono Amnesty International, Greenpeace, o anche il Pugwash (per il quale lavoro). Organizzazioni, insomma, che hanno uno scopo non solo degno ma anche semplice e chiaro, che lo perseguono senza tante storie e senza mettere in piedi un enorme apparato che finisce per volere soprattutto preservare se stesso.

Poi mi sono accorto che una cosa del genere stava sotto il mio naso.

Ho scritto anche troppo. Buone cose a tutti.

 
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