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Partito Radicale Emma - 31 marzo 1990
Obiettori di coscienza in Lituania
Vorrei fare una domanda a Pronozin a proposito degli "obiettori di coscienza" in Lituania. Non è, la mia, una domanda polemica ma solo una richiesta di chiarificazione.

Per obiettori di coscienza al servizio militare s'intendono coloro che rifiutano, sulla base di propri principi di ordine politico o religioso, l'uso delle armi in qualsiasi occasione. Ritengono insomma che in nessun caso sia legittimo uccidere altre persone e quindi partecipare ad una organizzazione, quella militare, che concepisce la difesa prevalentemente, se non esclusivamente, come eliminazione fisica dell'avversario.

Ebbene mi sembra che nel caso dei giovani lituani non vi sia una opposizione pregiudiziale all'uso delle armi e alla partecipazione ad una organizzazione militare, ma "solo" il rifiuto di far parte di un determinato esercito, quello dell'Urss, che dopo la dichiarazione d'indipendenza della Lituania, viene considerato come "straniero" ed occupante.

Ma vi è ancora un altro elemento costitutivo dell'obiezione di coscienza: come in ogni altra forma di lotta nonviolenta, la violazione della legge vigente in nome di una legge superiore e prevalente (per esempio le convenzioni internazionali sui diritti della persona) presuppone la piena accettazione del processo e della condanna. La celebrazione del processo è anzi un momento di lotta essenziale per dimostrare l'iniquità della legge vigente e per far esplodere le contraddizioni dell'avversario.

La volontà dei giovani lituani di sottrarsi al servizio militare nell'esercito sovietico, legittimati in questo dalle decisioni del proprio Parlamento, appare quindi, almeno ad un osservatore lontano come me, una forma di disobbedienza civile, di rivendicazione della sovranità difensiva nazionale, piuttosto che di obiezione di coscienza.

Pur con le mie riserve sul concetto di difesa nazionale, ho molto ammirazione per questi giovani e in generale per il popolo lituano che con compostezza lotta per ottenere una dovuta riparazione storica, ma non ritengo sia utile per nessuno confondere una azione di affermazione nazionale con l'obiezione di coscienza e cioè con l'opposizione ad ogni forma di organizzazione armata, in primo luogo quella "nazionale".

 
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