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Conferenza Partito radicale
Salvidio Ascanio - 4 aprile 1990
Visti dall'esterno II

Non so se sorridere per il curioso tentativo di Melega di farmi passare per un "anomalia che non fa testo" o di infastidirmi per il tono declamatorio ed intriso di retorica reducista dell'On. Cicciomessere, il quale, fra l'altro, mi gratifica dell'appellativo di "uomo d'onore". Qualifica di cui faccio volentieri a meno invitando l'onorevole radicale a riservarla eventualmente per se e per quei suoi colleghi di legislatura che certamente la meritano piu' di me, per aver condotto il paese (operando al governo come all'opposizione) ai traguardi e le vette per i quali e' in tutto il mondo invidiato.

Mi sembra che l'On. Cicciomessere non abbia risposto in maniera puntuale alle mie osservazioni fatte nell'ambito del seminario sulla nonviolenza (e che quindi devono esser lette tenendo conto del contesto e dei contenuti del seminario stesso). Ho invece l'impressione che si sia dato un gran daffare per tirar fuori dal cassetto i nastrini e le medaglie. Non ho difficolta' a credere a cio' che dice e non dubito che ne trovero' conferma nella documentazione che mi ha rinviato a "studiare" . Tuttavia, proprio cio' che egli dice, e' una ragione di piu' per rafforzare le mie impressioni espresse nel mio primo intervento in conferenza PR. Andiamo per ordiene:

Anzitutto la nonviolenza. A definire che essa e' positiva in alcuni casi soltanto, ed e' quindi legittima, non sono io, bensi' gran parte dei partecipanti al seminario del gruppo di L.Terni . Chi avra' occasione di rileggere tutti gli interventi fatti in quella sede (io ne ho copia completa) puo' rendersi conto di quanto il giudizio sull'opportunita' e la legittimita' dell'uso della nonviolenza sia legato al fine. Il che non la distingue da alcuna altra forma di lotta o arma a me conosciuta. L'On. Cicciomessere puo' in buona fede credere, assieme a tanti altri radicali e non, che basti proclamare cose del tipo "uccidere un fascista e' reato" rivolto ai suoi compagni rivoluzionari, per aver dimostrato che il fine non giustifica il mezzo. Ma poi, nella sua stessa replica, egli dichiara che il PR ha utilizzato la tattica nonviolenta solo quando si trattava di obbligare il legislatore a fare il suo dovere. Non e' forse questa una giustificazione del mezzo a seconda del fine ? Dell'applicazione di un arma in

base ad una opinione di cio' che e' lecito e cio' che non lo e' ? E, d'altra parte, chi ha detto che cio' sia sbagliato ? Il punto chiave sta ancora una volta proprio nell'opinione in merito al "fine", inevitabilmente diversa a seconda dei valori e delle idee di ciascuno. E semmai, sempre a seconda dei propri valori, si puo' tentare di mantenere in giusta proporzione fine e mezzi, ma quella"giusta proporzione" e' ancora una volta tutto un fatto di opinione. Il fine giustifica i mezzi anche quando sembrerebbe sia il contrario.

Il caso dell'aborto: l'On. Cicciomessere, in perfetta buona fede, replica la mio intervento dichiarando che i radicali non solo si sono "dissociati" (parola per la verita' deboluccia, dato il tema) dalla cultura del libero aborto, ma si sono battuti perche' lo stato non stabilisse dei canoni in merito a quando sia lecito abortire, non essendo cio' materia di sua competenza. Ma che cos'e' questo comportamento, se non l'ammissione che per il PR l'aborto (legale o clandestino) non rappresenta un fatto di tale gravita' da rendere necessario un intervento coercitivo e sanzionatorio dello stato ? Francamente, da quanto l'On. Cicciomessere scrive non traspare la sensazione che i radicali, pur diffidando della formula "aborto quale contraccezione" , si sentano eccessivamente preoccupati per la pratica diffusa dell'aborto stesso, legale o clandestino che sia. E nel mio intervento sulla nonviolenza ho fatto appunto notare questo, meravigliandomi pero' allo stesso tempo, che chi si proclama nonviolento, e quindi s

i pregia di fare il "filosofo" sia allo stesso tempo indifferente al dubbio (inevitabile, poiche' oggettivamente ineliminabile) che effettivamente gli anti-abortisti, nell'equiparare l'aborto all'omicidio possano aver ragione. Se, per contro, indifferente non fosse, allora sarebbe insorto con continua veemenza denunciando l'aborto legale e clandestino come delitti "potenziali" e atti di scellerata imprudenza. Questa mancanza del "senso di scandalo" per un tema che io percepisco come profondamente grave, in ultima analisi, a cosa e' dovuta ? Al fatto che non gia' l'adozione della nonviolenza , bensi'le convinzioni pesonali sui sistemi massimi e minimi governano i radicali non meno degli altri esseri umani. E siamo di nuovo al fine che prevale sul mezzo.

Per quanto riguarda l'atteggiamento dei radicali verso l'Est il discorso e' simile: nessuno vuol togliere loro il merito di aver pacatamente contestato chi da pacifista faceva la quinta colonna del comunismo in occidente. Ma certamente non e' stata una esigenza prioritaria del PR quella di affrettare la caduta dei regimi d'oltrecortina. La foga con la quale i radicali si sono battuti per altre cause fa veramente impallidire quei nastrini di merito esibiti per la circostanza dall'onorevole. Le campagne pluriennali condotte dai radicali con foga e tenacia e mobilitazione di massa per il "progresso" sociale ed il "buon governo" nel nostro paese sono state tutte volte a migliorare ulteriormente una situazione gia' di privilegio civile e sociale sperimentata da decenni, anche se imperfetta. Mi si vuole allora spiegare come mai, difronte non gia' ad una situazione di imperfetto privilegio quale quella italiana , ma di sofferenza e orrore generalizzati nei paesi comunisti i radicali non si sono adoperati con un'im

pegno ed una forza non solo pari, ma anzi (in ossequio alla gravita' comparata dei due casi) ben maggiore di come hanno fatto per i problemi di casa nostra ? Quando e' che i radicali hanno mobilitato migliaia di persone contro il comunismo stesso e la sua realizzazione sovietica ? Quante giornate di disperati , continui annunci martellanti contro Castro ha sprecato Radio Radicale ? Quanti fondi ha raccolto il partito per sostenere l'allestimento di basi Nato in modo da premere, nell'unica maniera rivelatasi efficace , sull'Urss ? Come l'On.Cicciomessere puo' ben vedere, ancora una volta e' questione di fini e non di mezzi, di opinioni, piu' che di azioni. Perche' solo la matrice culturale evidentemente di sinistra, che permea il PR , ha fatto si' che lo scadenzario delle priorita' di lotta nonviolenta e radicale vedesse in cima la difesa ed il miglioramento di una situazione pur sempre invidiabile, se vista con gli occhi di milioni di disperati per settant'anni (e in molti casi ancora oggi), ed al fon

do l'abbattimento di regimi disumani (che per la sinistra sono tuttora dei prodotto di scarto, dei fatti accidentali nella via al socialismo).

E visto che siamo in tema di sinistra, malgrado la professione di liberismo fatta dall'On. Cicciomessere, alquanto strana per la verita' (il socialismo o e' liberale o non e'...!) resta l'impressione che i radicali siano per il mercato quasi controvoglia, come se fosse un male inevitabile o necessario. L'On. Cicciomessere la avvalora elencando qualche caposaldo della sua reinventata dottrina neoliberista, quando dice che sono prioritarie in Italia le leggi contro i monopoli oquelle a difesa della liberta' d'informazione . Peccato pero', che i veri liberisti in cima alla loro agenda, in un paese come il nostro ci mettano la drastica riduzione delle tasse, la privatizzazione del patrimonio pubblico, la deregolamentazione degli scambi e degli investimenti, lo scardinamento del potere sindacale.

Per concludere, ho l'impressione che Melega non abbia torto (e' un abbraccio sgradevole, immagino, da parte di "un caso a se") quando accusa la dirigenza radicale di aver condotto il partito per dieci anni in direzione sbagliata facendogli perdere quel consenso di cui ha goduto. La grande battaglia di progresso della nostra civilta' ha come tema la cancellazione degli abberranti prodotti politici e culturali della tradizione di sinistra. I radicali hanno scelto di svolgere un ruolo di comparsa pur avendo uomini di coraggio e di energia. Posso rammaricarmi per questo pur invitandoli caldamente, per la stima che provo verso alcuni di loro a saltare dalla barca che affonda. Anche se, con Cicciomessere si sono "arrampicati verbalmente "su un pennone, l'acqua che sale non perdona.

 
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