La notizia dell'annunciato sciopero della fame del nostro compagno obiettore di coscienza Oleg Gorscenin mi lascia perplessa e molto, molto preoccupata. Non sara' facile, cosi' a distanza, chiarire bene tutti quei punti che in un dialogo diretto risolveremmo in poche battute: e per questo ti chiedo di seguirmi con molta attenzione, perche' quello che voglio dirti e' terribilmente importante e grave, per tutti noi, per tutti voi.Cio' che Oleg ha fatto, e quello che dichiara di voler fare, riguarda tutti noi e tutti ci coinvolge, perche' Oleg agisce in quanto iscritto radicale, e perche' l'annuncio della sua azione e' apparso su Notizie Radicali, che e' organo ufficiale del Partito.
Nella prassi del partito radicale ognuno di noi e' responsabile delle proprie azioni, e nessuno puo' dire ad un compagno come deve comportarsi: ma di fronte agli insegnamenti che abbiamo derivato da Gandhi, di fronte agli esempi di nonviolenza attiva gandhiana a cui hanno dato vita tanti di noi, (insegnamenti ed esempi che sono disponibili per informarsi e conoscere), io sento il dovere di intervenire in questa circostanza in quanto radicale, nonviolenta, e ancora come segretaria del Gruppo Satyagraha.
Emma Bonino, al Convegno del 1988 sulla nonviolenza (che puoi trovare in Agora', Archivio Partito Radicale, n.836) diceva queste parole: "...cio' che i Radicali hanno tradotto nella formula del dare corpo alle proprie idee: l'assunzione della responsabilita' individuale, per esempio la responsabilita' di subire le conseguenze dell'aver violato pubblicamente una legge....anzi chiedendo l'applicazione della legge, in primis nei propri confronti". Sempre in Agora' (Archivio Partito Radicale, n.941 e n.942) Roberto Cicciomessere ha trasferito il suo "Diario di ricordi da Peschiera". Peschiera e' un carcere militare italiano, dove molti nostri compagni radicali sono stati imprigionati per obiezione di coscienza al servizio militare; nel 1972 Roberto, mentre era Segretario del Partito, ha guidato una grande campagna politica per il riconoscimento del diritto a rifiutare le armi, ed in seguito a questa azione abbiamo ottenuto in Italia una legge che riconosce il diritto civile all'obiezione di coscienza. Ma Robe
rto Cicciomessere, dopo aver fatto obiezione ed aver rifiutato il servizio militare, SI E' CONSEGNATO SPONTANEAMENTE ALLA POLIZIA ed ha chiesto di essere messo in prigione, perche' la vecchia legge cosi' prescriveva, e la nonviolenza consiste nel disobbedire alle leggi ingiuste, ma assumendosi la responsabilita' della violazione, ed accettandone la pena. Dunque, questa e' la prima condizione perche' una disobbedienza civile possa essere definita autenticamente come "azione nonviolenta" : il radicale nonviolento ha tanto rispetto delle leggi, che e' pronto a subire la condanna e la pena, allorche' rifiuta di obbedire ad una legge ingiusta, proprio per dimostrarne l'ingiustizia.
Questo e' il primo punto che volevo chiarire . Il secondo punto, invece, riguarda strettamente l'annunciato sciopero della fame. Lo sciopero della fame e' l'arma ESTREMA della nonviolenza, e va messo in atto soltanto dopo aver tentato tutte le possibili vie alternative della nonviolenza, perche' da uno sciopero della fame si esce soltanto con il successo della campagna oppure con la morte: altrimenti si rischia di ridicolizzare tutta la pratica della nonviolenza attiva, che per noi radicali e' un metodo di vita e di lavoro politico. Per sei giorni, su Agora', si e' svolto un Seminario Telematico, che abbiamo annunciato ampiamente, al quale tutti erano invitati a partecipare: se aveste letto tutti gli interventi che hanno riempito questo Seminario, sapreste gia' tutte le cose che ora sto dicendoti, Nikolaj... Il titolo di questo Seminario era "Il digiuno politico, arma estrema della nonviolenza attiva gandhiana" : dagli interventi sono uscite tutte le "regole" dell'azione nonviolenta, del digiuno, dello sc
iopero della fame; abbiamo chiarito bene che il nonviolento chiede ai propri antagonisti il rispetto delle leggi che essi stessi si sono dati, oppure il rispetto degli impegni che essi stessi hanno assunto, mentre non puo' chiedere ad un'Autorita' di violare la legge a cui e' soggetta; inoltre e' stata opinione unanime che le azioni nonviolente condotte male, senza il rispetto del metodo, sono dannosissime per la credibilita' stessa della nonviolenza.
Ora, tornando al nostro caso: che cosa chiede Oleg, con il suo annunciato sciopero della fame?
Chiede -senza neppure rendersene conto- che non venga rispettata la legge attuale del suo paese, chiede che non venga eseguita una condanna emessa nella attuale legalita' del suo paese: in sostanza Oleg continua ad agire nell'illegalita'. Ebbene, Nikolaj, questa non e' nonviolenza, e non ha assolutamente a che vedere con quello che noi radicali intendiamo come nonviolenza.
Sono profondamente preoccupata per Oleg, perche' mi appare chiaro che egli non ha alcuna ragionevole possibilita' di uscire da uno sciopero della fame, se non sacrificando la sua vita: noi stiamo andando incontro ad un immenso dolore, tanto piu' cocente perche' deriva da un sacrificio inutile. La nonviolenza ed il partito radicale non hanno bisogno di martiri, hanno bisogno di concreta ragionevolezza e lucidita'. Sostenere una azione irrazionale e disperata, per di piu' nella errata convinzione di comportarsi da radicali, danneggia le nostre idee, il nostro metodo, e le nostre speranze in un modo cosi' grave, che mi lascia desolata.
Ti supplico di riflettere a tutto quello che ti ho detto, caro compagno. Ti abbraccio.
LAURA