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Conferenza Partito radicale
Cicciomessere Roberto - 12 maggio 1990
La Radio e Radio radicale

Ecco la trascrizione dell'intervento del presidente della RAI Enrico Manca al convegno del Pci "TIVU', TI PRESENTO LA RADIO".

Manca affronta il problema del rilancio del servizio pubblico radiofonico facendo un preciso riferimento a Radio Radicale.

Qualche commento?

INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA RAI, ON. MANCA, AL CONVEGNO

"TIVU', TI PRESENTO LA RADIO". (11 maggio 1990)

Il mio vuole essere un saluto, più che un intervento, ed un apprezzamento per il contributo di idee che emerge da questo convegno.

Due anni fa, ho partecipato alla prima giornata di lavoro organizzata dal PCI sulla radio: mi pare che da allora ad oggi sia stato compiuto un lavoro importante e che siate arrivate a definire - con la relazione di Menduni - una proposta organica.

In questi anni si sono avute anche altre elaborazioni sul rilancio della radio, innanzitutto quella compiuta dal Club Turati per impulso di Bruno Pellegrino.

Mi sembra di poter cogliere in queste autonome elaborazioni alcuni importanti elementi di convergenza.

Sono d'accordo con Menduni che, se la TV spesso divide, la radio ci avvicina.

La prima idea comune è quella che la radio può essere un buon punto di inizio - anche se non il solo punto da cui iniziare - per la ristrutturazione della RAI.

Leggo talvolta esponenti politici, portavoce di segreterie di partito, ministri, sottosegretari, presidenti di commissioni parlamentari suggerire o addirittura annunciare progetti di riorganizzazione della RAI.

Nessuno deve rivendicare il copyright delle buone idee ma talvolta verrebbe la tentazione di chiedere che almeno si citi la fonte.

Quella autentica, visto che tra l'altro questa idea l'ho brevettata in una autorevole sede parlamentare.

Vedo che si è arrivati ai particolari di future direzioni uniche, di organigrammi dettagliati fino a prevedere compiti e incarichi di direttore e condirettori.

Tutto questo è indubbiamente un segnale positivo di interesse per il servizio pubblico, anche se va poi ricordato che le sedi proprie per definire le linee della ristrutturazione dell'Azienda sono quelle interne al servizio pubblico, il Consiglio di Amministrazione e la Direzione Generale.

Sarà la RAI nella sua autonomia di impresa, in armonia con le direttive del Parlamento e con le linee del piano editoriale approvato dal Consiglio di Amministrazione, a definire la propria riorganizzazione.

Ma oggi parliamo di ristrutturazione della radio, che è importante sia inserita in un quadro generale, ma anche che goda di una sua autonomia.

Su alcuni punti essenziali mi pare ci sia ampia convergenza.

In particolare:

*) la necessità di riqualificare e diversificare l'offerta, anche individuando target specializzati di pubblico;

*) l'esigenza di valorizzare il carattere di servizio della radio;

*) la centralità dell'informazione;

*) l'indicazione di una più forte presenza della radio di servizio e dell'informazione radiofonica in ambito locale.

Solo un'osservazione a questo proposito.

Dispiegare le potenzialità della radio come strumento di servizio nei confronti della comunità significa anche esplorare la possibilità di nuove opportunità di finanziamento.

Nel momento in cui la RAI riuscisse finalmente a dar vita ad un canale per l'informazione sull'attività del Parlamento e delle altre istituzioni, questo servizio troverebbe un riscontro finanziario attraverso una convenzione con il Parlamento stesso.

Francamente non ho mai capito perchè un servizio di questa natura si sia dovuto finora basare sulla meritevole ma tutta privata iniziativa di Radio Radicale, quando questo è per definizione un compito di servizio pubblico.

Dopo le 17, la RAI utilizza ben cinque canali tra modulazione di ampiezza e modulazione di frequenza per raggiungere meno di un milione di ascoltatori.

Mi chiedo anch'io - come già era stato suggerito al Convegno del Turati e come anche Menduni propone nella sua relazione - se dedicare uno di questi canali all'informazione parlamentare abbasserebbe poi tanto l'ascolto.

Forse ci guadagneremmo.

La RAI potrebbe anche offrire su basi regionali o di grandi aree metropolitane servizi mirati a categorie speciali, ad esempio gli automobilisti, finanziandoli attraverso convezioni con gli Enti Locali.

La RAI potrebbe inoltre offrire alle emittenti radiofoniche locali servizi informativi o di altra natura, svolgendo il ruolo di agenzia di news, sviluppando così le proprie entrate da commercializzazione.

Essenziale è comprendere che la radio RAI non è in competizione con l'emittenza locale ma che anzi l'una e l'altra possono crescere insieme, attingendo le radio locali alla pubblicità locale e specializzandosi la RAI nella vendita di servizi alle comunità o alle altre emittenti.

Per garantire questo sviluppo comune, sarebbe opportuno superare il disordine delle frequenze, con il promesso piano nazionale, anche se non è giusto scaricare solo su questo problema il ritardo e il letargo della radio pubblica.

Da questa prospettiva di rinnovamento dell'offerta radiofonica della RAI discendono alcune conseguenze per quanto riguarda la forma di impresa più adeguata al conseguimento di questi obiettivi.

Ci deve insomma essere un disegno unitario dell'offerta, che consenta di diversificarla in modo efficace.

Si conferma così a partire dalla radio l'indicazione di una riorganizzazione aziendale che si indirizzi al riaccorpamento di funzioni, di responsabilità e di strutture, e che consenta una più incisiva responsabilizzazione del management sugli obiettivi assegnati.

Mi trovano d'accordo le considerazioni di Menduni sull'opportunità che questa riorganizzazione della radio si traduca anche in un riconoscimento della specificità di questa area di attività: giustamente Menduni osserva che quando un'azienda ha al suo interno due attività strategiche, di cui una rappresenta in termini di mercato appena un decimo dell'altra, grande è il rischio che l'attenzione del management e le risorse dell'azienda si concentrino in modo improprio sull'attività principale, penalizzando quella minore.

Mi sembra che questo confermi la prospettiva strategica, che da tempo propongo, di una riorganizzazione della RAI che individui strutture e responsabilità accorpate per i grandi settori di attività.

E' una prospettiva che lascia aperta una gamma di soluzioni possibili: da una articolazione in grandi divisioni operative alla ipotesi, forse di più lontana realizzazione, che porterebbe alla trasformazione della RAI in una holding.

Menduni ha proposto, per quanto riguarda la radio, un possibile percorso; dovremo confrontarlo con altre soluzioni possibili.

Su una questione essenziale, comunque, mi sembra siamo d'accordo: la questione della radiofonia si iscrive in una prospettiva più complessiva di crescita del servizio pubblico radiotelevisivo, che deve acquisire la capacità imprenditoriale di muoversi in una dimensione multimediale su mercati in cui conta sempre più la prospettiva internazionale.

Per questo, l'esigenza di operare un rigoroso risanamento economico e finanziario non è fine a se stessa e non può voler dire un ridimensionamento delle prospettive strategiche della RAI: essa deve rappresentare piuttosto una indispensabile dimensione della crescita imprenditoriale e dello sviluppo della presenza della RAI.

La riorganizzazione aziendale non può perciò essere concepita meramente in funzione di un alleggerimento contabile, ma deve esprimere un effettivo recupero di capacità imprenditoriale, uno spostamento di risorse verso i settori strategici di attività, una valorizzazione delle potenzialità di mercato.

Il rilancio della radiofonia è una priorità nella ristrutturazione perchè questo è un settore nel quale quanto mai marcato è il divario tra ciò che sarebbe possibile fare e quanto effettivamente la RAI riesce a fare.

Questo vostro convegno è un atto di fiducia nel futuro della radio, e della radio pubblica in particolare: questa fiducia ci accomuna e ci impegna.

Mi auguro che al più presto saremo in grado di passare dagli utili confronti di idee ad una impegnativa assunzione di responsabilità nella sede propria, che è il Consiglio di Amministrazione.

 
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