La Stampa di Sabato sotto il titolo "Camera, i lavori per filodiffusione" è stato l'unico giornale ad annunciare la decisione assunta dalla Camera dei deputati di scartare "l'ipotesi di ricorrere a una emittente privata" per creare un canale radiofonico di carattere istituzionale, scegliendo in via sperimentale di utilizzare a questo scopo la filodiffusione. La motivazione in base alla quale Radio radicale è stata scartata sarebbe che le leggi in vigore non consentono alle emittenti private di trasmettere su tutto il territorio.

Una decisione di questo genere è una beffa non solo nei confronti di Radio Radicale, ma dello stesso Parlamento e dei cittadini. La filodiffusione è un servizio che vanta oggi la risibile cifra di 400mila utenze contro le decine di milioni di utenti della radio.

La legge di regolamentazione del sistema radiotelevisivo, approvata dal Senato e che la Camera sta discutendo consente la trasmissione sul territorio nazionale anche alle emittenti radiofoniche private.

Radio Radicale dopo quindici anni di attività di servizio pubblico

unanimemente riconosciuta proprio per la trasmissione integrale delle sedute del Parlamento sta per spegnersi definitivamente.

I cittadini, il Parlamento stanno quindi per perdere definitivamente quell'opportunità di informazione che fino ad oggi solo da Radio Radicale era stata assicurata. La Presidenza della Camera ha preferito trincerarsi dietro il rispetto di una norma ormai in via di superamento anche formale per rifiutarsi sino ad oggi anche semplicemente di ascoltare i rappresentanti di Radio radicale, che volevano illustrare la loro offerta di servizi.