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Conferenza Partito radicale
Cicciomessere Roberto - 21 giugno 1990
Sistema elettorale
Non sono molto propenso ad entrare all'interno delle ipotesi di ingegneria costituzionale perché mi sembra che il problema prioritario sia, oggi, quello d'affermare dei principi generali piuttosto che definire nei dettagli le riforme istituzionali.

In ogni caso, provo ad elencare alcune controindicazioni al sistema da te proposto, solo come ulteriore motivo di riflessione e non per respingerlo in toto.

Lo faccio sempre tenendo presenti le categorie precedentemente proposte: stabilità governativa, superamento della partitocrazia, alternanza.

1) Se è vero che, nella tua ipotesi, avremmo una stabilità legislativa nel senso che la camera "alta" garantirebbe l'approvazione delle leggi del partito di maggioranza, si creerebbero però due maggioranze diverse per Camera e Senato che non necessariamente potrebbero garantire al partito che ha vinto le elezioni del senato la fiducia al proprio governo. Per garantire la stabilità sarebbe quindi necessaria una ulteriore riforma, e cioè la elezione diretta del capo di governo che solo così sarebbe svincolato dalla fiducia parlamentare. Una specie di repubblica presidenziale che, come succede negli Usa, tollera anche l'esistenza di una maggioranza parlamentare diversa da quella che ha espresso il Presidente.

Non mi sembra del resto proponibile che una sola camera, quella eletta con il sistema uninominale, sia abilitata a votare la fiducia.

2) Attribuire alla camera "bassa" solo compiti ispettivi, d'indagine e d'indirizzo, la trasformerebbe praticamente in un luogo dove si parla al vento, poiché sappiamo quale uso vien fatto dai governi delle mozioni parlamentari e conosciamo la desolazione delle sedute riservate alle interpellanze ed interrogazioni. Certo se fossero previste forme di pubblicità televisive efficaci forse questi dibattiti potrebbero avere almeno un peso sull'opinione pubblica. Ma in ogni caso non mi sembra costituzionalmente corretto privare un ramo del parlamento di uno dei suoi poteri essenziali, quello legislativo. In un sistema bicamerale è possibile diversificare, per materie, le competenze delle due assemblee (vedi l'esempio degli Usa) ma non privare gli eletti dal popolo di una loro prerogativa essenziale. Ma se questa camera eletta con il sistema proporzionale mantenesse il potere legislativo, seppur diversificato per materie, e naturalmente anche quello del voto di fiducia, addio stabilità governativa...

Altra soluzione sarebbe quella di attribuire al governo, come accade in Belgio e in Francia, ampi poteri di legiferare per decreto. La conseguenza sarebbe quella di ridurre il Parlamento a mera camera di registrazione, espropriandolo, come accade nei due paesi citati, di ogni ruolo.

Ritorno quindi alla premessa: prima di esercitarsi in costruzioni costituzionali è necessario vincere la battaglia di principio, quella del sistema uninominale. Solo da quel momento diviene possibile concepire una nuova architettura costituzionale coerente.

 
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