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Conferenza Partito radicale
Berretti Alberto - 27 agosto 1990
nonviolenza armata? no grazie!

ho letto sui giornali, e poi in alcuni testi sull'archivio p.r. le posizioni assunte dal grosso dei deputati radicali sul tema dell'intervento armato in iraq, e ci sono rimasto parecchio male.

una questione formale, che e' il motivo per cui scrivo queste cose in questa conferenza. mi si dice che lo statuto del partito radicale impegna a respingere ogni uso della violenza, anche in caso di legittima difesa. ho sempre pensato che questo impegno assoluto, assunto in questa forma quasi religiosa (da cui il richiamo a gandhi e alle filosofie-religioni orientali) non sia ne' razionale, ne' politicamente produttivo, e coerentemente non mi sono mai iscritto al partito radicale. quindi, io posso parlare senza rischio di essere incoerente di intervento armato in iraq; chi invece ha assunto quell'impegno non puo' che essere contrario a qualunque intervento armato, per qualunque ragione e qualunque causa, ideale, valore politico o civile. senza cattoliche eccezioni.

ho letto nelle risoluzioni dei gruppi parlamentari radicali un simpatico gioco di parole: al contrario del pacifismo, la nonviolenza e' interventista - dove il gioco di parole consiste nella doppia accezione di interventista, interventista in guerra e interventista come attivista, come uno che non se ne frega ed interviene nella societa'. secondo me si tratta di un gioco di parole molto infelice, visto che di interventisti veri, e di guerra vera, ce n'e' sul serio in giro, e che mai come ora, tra crisi di idee e "cosi" vari, c'e' bisogno di chiarezza e rigore a sinistra.

mesi fa, nella defunta conferenza "i buoni e i cattivi" - o forse era ancora "herald today" - si parlava della violenza rivoluzionaria in romania, nei giorni della rivolta contro il dittatore ceausescu. e ho letto come un radicale non avrebbe mai impugnato il fucile, nemmeno per rovesciare il regime sanguinario di ceausescu. perche' contro ceausescu no e contro saddam si'? perche' quella era violenza rivoluzionaria dal basso, mentre quella contro saddam e' la violenza delle superpotenze militari? beh, a me sta piu' simpatica la prima, if any.

nello stesso periodo, il governo u.s.a. invadeva panama, stato sovrano, per compiere quella che dichiaratamente era una normale operazione di polizia; vi ha insediato un governo fantoccio (hendara ha prestato giuramento in una base militare u.s.a., in territorio u.s.a., alla presenza di militari u.s.a.: ci si chiede, a chi l'ha prestato? al popolo panamense o al pentagono?), e per far questo ha fatto fuori forse 2000 persone, moltissimi civili; la prima potenza militare del mondo contro gli ultimi scalzacane della terra. ora invece abbiamo avuto (certamente con una operazione molto meno cruenta per quanto barbara ed illegale) la quarta potenza militare del mondo (l'iraq) contro il terzo paese piu' ricco del mondo. perche' non abbiamo mandato la nostra potente flotta, anzi no, quella degli stati uniti d'europa messi su in quattr'e quattr'otto per l'occasione, a difendere panama dal vergognoso attacco u.s.a.?

o forse si tratta di una posizione del tipo "armiamoci e partite", ovvero tanto a combattere ci vanno i soldati, che certo non hanno fatto voto di nonviolenza, i nonviolenti se ne stanno a casa ad approvare, o a fare il servizio civile. spero proprio che non si tratti di questo, comunque vorrei dire che secondo me chi approva una azione armata deve essere pronto a compierla lui di persona - a prendere il fucile in mano e sparare (cosa che non avrei esitato a fare se fossi stato un rumeno in romania in dicembre). altrimenti mi sta prendendo in giro.

mi fermo qui, nel merito della questione concordo pienamente con l'intervento alla camera fatto dal deputato radicale viviani, che e' stato pubblicato in stralci sul "manifesto" (non sarebbe una cattiva idea metterlo per intero da qualche parte su agora').

 
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