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Conferenza Partito radicale
Gentile Guido - 31 agosto 1990
Marco Pannella al Congresso F.E.I.
Discorso tenuto da Marco Pannella al Congresso della F.E.I. (Federazione Esperantista Italiana) il 24.08.90 a Padova.

Trascrizione di Guido Gentile.

Signori della Presidenza, amiche ed amici,

vi porto innanzitutto il saluto e l'augurio per i vostri lavori, del Consiglio Federale del Partito Radicale, come alcuni di voi sanno transnazionale e transpartito del quale ho l'onore di essere presidente.

Un momento fa una cortese giornalista si e' avvicinata e riuscendo, bravissima, senza disturbare nessuno, a pormi qualche domanda, incalzandomi mi ha detto: <>.

Mi sono limitato a mormorare da quel posto alla collega giornalista che fino a prova del contrario la storia dell'umanita', in positivo e nella direzione della vita, e' una storia di invenzioni. D'altra parte la vita storica e la vita morale sono "scelta" e sono "invenzione", e dopo cento anni io credo che la lingua dell'esperanto, la lingua internazionale e le sue ragioni d'ordine generale e i suoi principi e i suoi obiettivi s'impongano oggi come una necessita' urgente ed evidente a tutti; questo non credo autorizzi nessuno di noi a grandi ottimismi, anzi, credo che la storia sia un grande cimitero di speranze e di ragioni ideali battute dalla forza bruta delle cose e delle scelte opposte degli uomini.

Fra alcuni decenni noi potremo avere in questa societa', invece che esaltata la lingua internazionale e quindi anche la forza delle lingue nazionali e delle culture nazionali, una omologazione tremenda, perche' la forza e la capacita' di omologazione nella violenza nel nostro tempo della nostra societa' e', come tutti sappiamo, estremamente grande.

La cosa piu' probabile e' che la logica delle cose si imponga, che l'inglese, per esempio, diventi "LA" lingua, ma quindi anche "LA" cultura, con violenza non soggettiva ma oggettiva, imposta come lingua internazionale, e, ripeto, per motivi oggettivi e non per perverse volonta' soggettive e questo e' molto probabile.

Noi dobbiamo puntare al possibile, voi puntate al possibile contro il probabile e questa e' la caratteristica di tutte le grandi rivoluzioni e anche morali.

Si tratta quindi di "armarci" delle armi della nonviolenza, delle armi del diritto, per cercare d'incanalare verso la soluzione della lingua internazionale questa necessita' urgente della storia dell'umanita'.

Credo che abbia ragione Chiti Batelli, che abbiano ragione molti di voi, che vi troviate a dover compiere sempre di piu' la scelta, quella di mendicare, di ottenere delle migliori capacita' di sopravvivenza come un piccolo gruppo o un'internazionale, una piccola o grande chiesa, o altrimenti conquistare all'umanita' la possibilita' di compiere la scelta di una lingua internazionale e questa e' una scelta che comporta una lotta drammatica, difficilissima, di tipo politico.

E' per questa drammaticita' che, con semplicita', abbiamo compiuto per esempio la scelta di trasmettere in diretta tutti i lavori del congresso attraverso Radio Radicale. Credo che questo sia un fatto storico. Non credo che sia mai accaduto che centinaia di migliaia di persone ascoltino, vivano l'esperanto.

Credo che non sia mai accaduto nel mondo. E' una cosa umile e semplice, ma sta accadendo.

A partire da questo sara' piu' facile dibattere creativamente e facendo intendere la concretezza, ripeto, drammatica, della scelta che vogliamo che i nostri stati e la nostra societa' compiano.

Vorrei fare alcune proposte o esempi, prima di concludere: potremmo stabilire che a novembre o dicembre, per prepararlo bene, ma anche a ottobre, la presidenza dell' U.E.A. venga al parlamento di Strasburgo per una pubblica conferenza di presentazione, sia ai parlamentari sia alla stampa, di obiettivi concreti ai quali il Parlamento Europeo, la Comunita' Europea e i parlamenti nazionali, possano assumersi la responsabilita' di fare SI' o di fare NO.

Attraverso il Partito Radicale sono certo che troveremo su questo almeno l'accordo di alcune decine di parlamentari europei i quali oggi ben conoscono i caratteri transnazionali e transpartitici del Partito Radicale per potere appunto andare a questa concreta imposizione di disponibilita' del Parlamento Europeo.

Sulla base di questa espressione pubblica dell'U.E.A., e quindi di tutti voi, se me lo consentite, in qualche misura direi anche un po' di noi, potremmo adottare una sorta di "carta" precisa, puntuale, non parlo di grandi dichiarazioni di principi, e iniziare subito la battaglia perche' la Commissione Europea metta in cantiere subito una direttiva comunitaria a favore di quelle cose che chiederemo come esperantisti.

Insieme, con il Partito Radicale, potremmo lavorare perche' lo stesso testo legislativo o gli stessi testi legislativi, parziali ciascuno, e sistematici nell'insieme, vengano depositati, e poi non lasciati a dormire nel deposito, in sette, otto, dieci, dodici parlamenti, a cominciare magari dal Soviet Sovietico, fino ai parlamenti dei dodici e ad alcuni parlamenti del terzo mondo.

(...)Ma alla stessa ora, negli stessi termini, allo stesso giorno bisognera' poter poi avere anche un'azione esterna nonviolenta di sostegno.

E per finire con un altro esempio di opera, di azione che mi pare possibile, per esempio credo che potremmo gia' per Pasqua '91, se non per Pasqua '92, ottenere che dal messaggio "Urbi et orbi" del pontefice a Pasqua, ci sia anche l'uso, oltre alle 52 lingue dell'anno scorso, anche dell'esperanto, ...ma basta lavorarci! (Battuta di un esperantista: << Sarebbe ora...! >>)

(Risposta di Marco Pannella). Si' pero' sarebbe anche ora di consentire al Papa di farlo...

Nel senso che probabilmente il Papa ha bisogno che accada qualcosa perche' lo possa fare. Noi ci siamo trovati ad avere, ed eravamo ancora in odore di zolfo, nel 1983, mi pare, un'accoglienza, un saluto nel corso proprio della Pasqua dell'81, 82, non ricordo, ai radicali e nonviolenti che, lottando contro la fame nel mondo, erano andati a S.Pietro, e lo fece contro molti consigli avversi... Figuratevi se noi organizzassimo insieme, e lui lo sapesse, una presenza di augurio e saluto esperantista un po' di massa, dico UN PO' di massa, non e' difficile: con la radio, con altri compagni ed amici di partito, per Pasqua una festa di questo genere, magari con la bella parola del nostro presidente..., io sono assolutamente sicuro, cominciando anche un po' a conoscere i riflessi umani, che questo lo avremo.

Ho finito, vi ringrazio molto, naturalmente questi sono esempi e proposte che faro', faccio, a voi e faccio al mio partito che essendo un partito profondamente libertario e federalista deve pure riflettere bene a quel che decide perche' poi e' un partito di persone che danno letteralmente "corpo", come nonviolenti, alle decisioni che prendono...

Ad oggi siamo un decimo, degli esperantisti, in quanto radicali iscritti al Partito Radicale Transnazionale.

Non basta, certamente, ma credo che sara' chiaro, sempre piu' chiaro, a tutti gli esperantisti, quanto la crescita e la possibilita' di operare di questo partito internazionale, transnazionale, transpartito, con la storia e la cultura che ha, con meno ancora eroi, o militanti di quanto la causa esperantista non abbia potuto fino ad adesso contare, credo che il problema della salvezza, della crescita della forza di questo partito, che e' riuscito con quelle 2 o 3 migliaia di persone, con la nonviolenza, forse, a salvare dallo sterminio per fame alcuni milioni di persone, credo che questo problema di crescita comune e insieme sia un problema oggettivamente posto, si trattera' di vedere se sapremo, ciascuno di noi, farne, da un'evidenza di necessita', anche un punto di riferimento, di speranza, di gioia, di dialogo per ciascuno di noi e ciascuno di voi.

Grazie e auguri.

 
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