Ma dopo le certezze riemergono i se; ed in particolare: posto che condivido in pieno la tua analisi su gli sviluppi futuri della crisi nel golfo, e dunque dato per scontato che gli iracheni non si sognano nemmeno di attaccare per primi, dato per altamente improbabile (anche se mi e' capitato di vedere di tutto) una soluzione diplomatica (visto che difficilmente gli iracheni si ritireranno e che altrettanto difficilmente gli americani se ne andranno con un pugno di mosche in mano), e posto, finalmente, che gli americani non possono mantenere una spedizione che gli costa svariati miliardi al giorno in eterno in quelle acque, direi che l'ipotesi di un attacco daparte degli Stati Uniti sia tutt'altro che improbabile.Quale e' il problema?
il problema e' che l'ONU ha approvato il blocco navale, non ha dato carta bianca agli Stati Uniti di regolarsi a discrezione; ma non e' tutto.
E' di oggi la bella notizia che il signor Bush avrebbe intenzione di dividere l'onere della spesa per il rispetto del blocco navale con gli alleati. Nulla da eccepire sul lato formale, tranne un piccolo particolare. Da che mondo e' mondo vige la regola per cui chi mette i capitali partecipa decisione su come questi vadano spesi, chi vuole avere il monopolio delle decisione si sobbarca tutte le spese; ora Bush vuole trasformare l'"affare " golfo in una societa' per azioni, benissimo, ma qualcuno gli ha spiegato che dopo non potra' piu' prendere le decisioni da solo?
Oppure crede di avere a che fare con i selvaggi del Borneo che puo' truffare con un po di specchietti colorati?
