Non si tratta di far morire di fame gli iracheni ma di altro. Il 97% del totale delle esportazioni dell'Iraq era costituito da petrolio. Nel 1987 i paesi nei quali ha maggiormente esportato sono i seguenti (milioni di dollari):
Francia 998
Germania (rep.federale) 401
Italia 1.214
UK 55
Giappone 676
USA 526
Brasile 1.436
Turchia 1.154
URSS 1.243
Jugoslavia 429
Poiché sicuramente questi paesi non hanno violato l'embargo e comunque l'ultima risoluzione delle N.U. ha prodotto il blocco del transito del petrolio nel Golfo e negli oleodotti, se ne deduce che l'export iracheno è stato sicuramente ridotto almeno del 97%. Probabilmente l'importazione di beni di consumo verso l'Iraq sarà stata ridotta di una misura inferiore. Ma in ogni caso Hussein molto presto non sarà più in grado di pagare gli stipendi al proprio apparato burocratico, repressivo e militare e comunque la carta moneta irachena non avrà praticamente alcun valore sul mercato interno. Questo non era successo nel corso degli otto anni di guerra all'Iran. E' possibile allora che qualcuno, in Iraq, si renda conto che la rapina internazionale tentata da Hussein è fallita e quindi corra ai ripari.
Al di fuori di questa ipotesi c'è solo la guerra. Al posto della penuria dei beni di consumo solo morte e distruzione.